Juve, Tudor e l’attacco che non segna: Vlahovic ci crede, David non si sblocca e Openda resta un caso

La Juve torna da Madrid con buone sensazioni ma zero gol. L’attacco resta un rebus per Tudor tra rotazioni continue e occasioni sprecate.

Dusan Vlahovic con la maglia della Juventus
Dusan Vlahovic con la maglia della Juventus

 

La Juventus è uscita dal Bernabeu a testa alta, ma ancora una volta senza reti all’attivo. Igor Tudor può essere soddisfatto per l’atteggiamento e l’organizzazione, meno per la concretezza sotto porta. Il problema è sempre lo stesso: l’attacco non incide. Vlahovic ha avuto la palla del possibile vantaggio, ma l’ha sprecata. Il serbo si è assunto le proprie responsabilità e ha provato a guardare avanti: «Il gol arriverà, il contratto non c’entra». Parole giuste, ma che non cancellano una statistica impietosa: la Juve segna poco, troppo poco per le ambizioni da Champions.

Un tridente che non punge

Openda non ha ancora trovato la via del gol, David continua ad alternare buone giocate e lunghe pause, mentre Vlahovic vive una fase di appannamento. Tudor cambia spesso assetto e interpreti, ma la musica non cambia. L’alternanza continua in avanti non aiuta: mancano automatismi, manca fiducia, manca un punto di riferimento stabile. Quando ogni partita può essere un esame, la leggerezza sparisce e il gol diventa un pensiero fisso. Anche contro il Real, la Juve ha costruito poco. Pochi palloni puliti per le punte, pochissimi tiri nello specchio e l’impressione che il problema non sia solo di precisione, ma di sistema: l’attacco riceve poco e male, e i tre davanti finiscono per giocare isolati.

Tudor cerca la scintilla

Il tecnico croato, al termine del match, ha difeso i suoi: “L’importante è creare e restare coraggiosi”. Ma la pazienza ha un limite. La Juve ha bisogno di un leader offensivo, qualcuno che trascini e si prenda la responsabilità nei momenti chiave e Tudor già nelle prossime delicate partite dovrà scegliere: continuare con le rotazioni o puntare su un titolare fisso, costruendo certezze attorno a lui. Sul piano mentale, la squadra sembra bloccata. Nonostante la qualità, la fiducia è fragile e ogni errore pesa il doppio. I gol mancati contro Real e Milan e Como rischiano di diventare un peso anche psicologico.

Prossima fermata: la Lazio

Domani all’Olimpico arriva la prova del nove. Servono risposte immediate, perché i numeri parlano chiaro: nelle ultime cinque partite, la Juventus ha segnato solo due volte, troppo poco per una squadra costruita per competere ai vertici. Tudor lo sa bene, ma allo stesso modo il tempo per trovare la formula giusta non è infinito. E per tornare a vincere, la Juve ha bisogno che i suoi attaccanti si accendano.

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