Ferrari campione del mondo si può e senza aspettare una macchina decente. Tra un mese inizia il processo intentato da Felipe Massa per il mondiale 2008

Massa campione per soli 38 secondi
Tra poche settimane, per la precisione il 28 ottobre, inizierà presso la Corte di Giustizia di Londra l’udienza del processo intentato da Felipe Massa. L’ex pilota della Ferrari reclama il titolo di Campione del Mondo di F1 2008. Un campionato che ha perso all’ultima curva di un incredibile GP del Brasile, sotto la pioggia, vinto davanti al suo pubblico e che per qualche secondo lo ha visto anche campione prima che Lewis Hamilton riuscisse nelle retrovie a passare Timo Glock per agguantare la posizione e i punti minimi per laurearsi campione del mondo.
Il crashgate, Piquet jr e lo zampino di Briatore
Ma su quel campionato pende un episodio che conti alla mano è stato deciso per l’assengnazione dell’iride all’inglese all’epoca della McLaren e non al brasiliano della Ferrari. Qualche gara prima, al GP di Singapore, ci fu il famosissimo crashgate in cui la Renault, all’epoca diretta da Flavio Briatore, chiese a Nelsinho Piquet di provocare un incidente che causò un’inaspettata bandiera rossa per agevolare la vittoria del compagno di scuderia Fernando Alonso.
Numeri alla mano dicevamo. La matematica non è un’opinione. In quella gara, di fatti falsata nell’esito, Massa nelle fasi concitate del rifornimento ebbe un problema al rifornimento di carburante (all’epoca presenti ancora in F1). I meccanici della Ferrari lasciarono incastrato il tubo del carburante, che Massa strappò dalla vettura alla ripartenza per poi ritirarsi. Hamilton quella corsa la chiuse al 3° posto, 6 punti (distribuzione punteggio 10, 8, 6 e così via ai primi 8) che saranno decisivi nella vittoria del titolo sfuggita al brasiliano della Ferrari per un solo punto.
Voglia di giustizia Massa: l’endorsement di Ecclestone
Il caso emerse qualche mese dopo, passò alla storia come crashgate. Furono puniti dalla giustizia sportiva Flavio Briatore, Pat Symonds (direttore tecnico del team Renault ai tempi) e lo stesso Nelsinho Piquet. Ma il risultato di quella gara non venne toccata e restò valida ai fini del campionato.
Due anni fa però Bernie Ecclestone nel corso di un’intervista fece una confessione che creò scalpore: “Avevamo abbastanza informazioni all’epoca per indagare sulla questione. Secondo lo statuto, avremmo dovuto annullare la gara di Singapore in quelle condizioni. Ciò significa che non avrebbe avuto alcun impatto sulla classifica del campionato. E Felipe Massa sarebbe diventato campione del mondo, non Lewis Hamilton. Ancora oggi, provo pena per Massa. Mi dispiace per lui. Alla fine, è stato ingannato e non ha ottenuto il titolo che meritava“.
La causa di Massa, il processo, la richiesta
Da quelle parole di Ecclestone, Felipe ha dato mandato ai suoi avvocati di intentare un’azione legale per chiedere giustizia: in sostanza il titolo di Campione del Mondo 2008 e anche un risarcimento danni. L’ex pilota della Ferrari sarà rappresentato tra pochi giorni presso la Magistrates’ Court di Londra dal pool legale di Nick de Marco.
Il Times ha riportato che la cifra richiesta per danni da Massa si aggira intorno ai 70 milioni di euro (circa 82 milioni di dollari), ma secondo Grada3, sarebbe più vicina ai 100 milioni di euro rispetto al rapporto del quotidiano britannico. Questa cifra includerebbe la perdita stimata di denaro di Massa a causa di sponsorizzazioni e problemi di marketing potenzialmente saltati in questi 17 anni se fosse stato campione del mondo nel 2008.
Il silenzio della Ferrari
Nonostante un’ipotetica quanto improbabile vittoria di Massa darebbe alla Ferrari un titolo mondiale in più, quello del 2008 (l’ultimo risale a un anno prima con Raikkonen) il team di Maranello non si è mai pronunciato in merito e non ha mai appoggiato l’azione di Massa. Troppi interessi in ballo per la Ferrari andare contro il sistema facendone parte. Ma intanto Felipe ci spera, ci crede. Per uno che è stato campione del mondo di F1 per soli 38 secondi, anche aspettare 17 anni e oltre sarebbe nulla rispetto al sogno iridato anche se quasi “postumo”.