Che si giochi troppo lo sanno tutti, ma al presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis proprio non va giù.
In occasione del 50° anniversario della National Italian American Foundation, il presidente del Napoli è tornato ad affrontare uno dei temi che da anni lo vede in prima linea: il rapporto, spesso squilibrato, tra i club e le nazionali. E come da copione, lo ha fatto a modo suo. “La Uefa deve cambiare. Secondo me è arrivato il momento. I vertici del calcio non vogliono cambiare per paura di perdere la loro poltrona sulla quale stanno seduti molto comodamente, ma sarebbe arrivato il momento di cambiare le regole del gioco e il format dei campionati”, ha dichiarato De Laurentiis.
De Laurentiis accusa la Uefa
“Si gioca troppo, i calciatori alla fine non ce la faranno più a fare 50, 60 o 70 partite all’anno. Non hanno capito che per le nazionali servirebbe un ‘cap’: dopo i 23 anni non puoi più andare in nazionale, perché devi scoprire i nuovi. Se fai giocare chi ha 37, 35 e 30 anni e questi si infortunano, stai dando un calcio agli stinchi ai campionati locali. Non c’è rispetto per questi campionati e poi non c’è un sufficiente pagamento del prestito di un calciatore che 12 mesi all’anno prende lo stipendio da noi. Anche questo va regolamentato, ci danno un chip ma noi vorremmo un chip, un chop e un chap”.
De Laurentiis e gli investimenti negli Usa
De Laurentiis rivela poi che prima del Napoli aveva pensato a investire nel calcio statunitense: “Volevo creare tre squadre, una a Las Vegas, una a Detroit e una a Philadelphia. Ma ho visto che la vera competizione, tipo quella europea o sudamericana, esisteva in una serie secondaria mentre nella prima serie nessuno retrocedeva, dovevi prestare i tuoi giocatori agli altri e per entrare serviva una fee da circa 300 milioni di dollari. Tutti quelli che vanno a giocare in America trovano poi un campionato che non li soddisfa e tornano a casa”.