Un’impresa incredibile che riscrive la geografia del calcio mondiale

La piccola isola caraibica di Curaçao, con meno di 160.000 abitanti, diventa il più piccolo Stato di sempre a qualificarsi ai Mondiali. Un risultato che non arriva per caso, ma è il frutto di un progetto ambizioso iniziato più di dieci anni fa, costruito passo dopo passo con idee chiare, investimenti mirati e un legame calcisticamente privilegiato con i Paesi Bassi.
Un progetto lungo dieci anni: Curaçao e la via olandese al calcio
Nata come entità autonoma solo nel 2010, dopo la dissoluzione delle Antille Olandesi, Curaçao è uno Stato giovane, piccolissimo e ancora alla ricerca della propria identità internazionale. Eppure, nel calcio ha deciso di accelerare fin da subito, costruendo un percorso che oggi vale un posto al Mondiale 2026.
La svolta è arrivata grazie alla sua particolare “continuità culturale” – un modo elegante per dire che la storia, la lingua e i rapporti istituzionali con l’Olanda restano fortissimi. Questo ponte privilegiato ha portato a Willemstad una sfilza di commissari tecnici Oranje: ben sei nella giovane storia della nazionale.
A cominciare da Patrick Kluivert, sedutosi sulla panchina per due periodi (2015-2016 e poi nel 2021), sebbene senza raccogliere grandi risultati. Poi è arrivato nientemeno che Guus Hiddink, uno dei monumenti del calcio europeo, a testimonianza di quanto il progetto fosse diventato serio. Nel 2024 è giunto infine l’approdo decisivo: Dick Advocaat, l’uomo che avrebbe scritto la pagina più memorabile dell’intera storia sportiva di Curaçao.
La vicinanza con l’Olanda non si vede solo in panchina. Nella rosa che ha conquistato il biglietto mondiale, la maggior parte dei giocatori possiede la doppia nazionalità e molti di loro militano proprio in Eredivisie, contribuendo ad alzare in modo significativo il livello tecnico della selezione caraibica. Un mix identitario e sportivo che ha trasformato un piccolo Stato in una realtà sorprendente.
Dick Advocaat, il “Piccolo Generale” che riscrive i record
Alla guida del gruppo che ha compiuto la clamorosa impresa c’è Dick Advocaat, il “Piccolo Generale”, allievo di Rinus Michels e tra gli allenatori più vincenti del calcio olandese. Con questa qualificazione, il tecnico 78enne entra ancora più profondamente nella storia: diventa infatti l‘allenatore più anziano di sempre a partecipare a un Mondiale, superando il record del tedesco Otto Rehhagel, che guidò la Grecia nel 2010 a 72 anni.
Ma non è tutto. Advocaat sarà anche il primo C.T. a presentarsi in due edizioni mondiali ospitate dagli Stati Uniti, dopo aver guidato l’Olanda a USA ’94 e ora Curaçao nel 2026: un arco temporale di 32 anni che non ha eguali nella storia dei commissari tecnici. Nel suo curriculum compaiono anche le esperienze con la Corea del Sud (Mondiali 2006), la Russia (Europei 2012) e, ovviamente, l’Olanda – condotta anche a EURO 2004.
A livello di club, il tecnico ha vissuto alcune delle avventure più brillanti del calcio europeo degli anni Duemila: ha vinto con il PSV Eindhoven, ha trionfato in Scozia con i Glasgow Rangers realizzando un Treble nazionale nel 1999 e soprattutto ha portato lo Zenit San Pietroburgo sul tetto d’Europa, con l’indimenticabile doppietta Coppa UEFA + Supercoppa Europea nell’anno di grazia 2008.
Curiosamente, nella partita che ha consegnato a Curaçao la storica qualificazione, Advocaat non era in panchina per motivi familiari. Al suo posto c’era il connazionale Cor Pot, suo fidato vice da una vita. Il “Piccolo Generale”, però, si è gustato la festa da casa, senza togliere nulla alla grandezza dell’impresa.
E pensare che negli ultimi anni aveva annunciato più volte il ritiro dal calcio, salvo poi puntualmente tornare sui propri passi. A questo punto, però, difficilmente potrà ripetere la scena: dopo aver portato Curaçao ai Mondiali, sarebbe davvero un peccato mollare proprio ora… sarebbe il suo annuncio di ritiro meno credibile di sempre.
Alberto Farinone




