Le favole esistono per davvero. Capo Verde parteciperà al primo Mondiale della sua storia, le Far Oer sognano il playoff.

Ci sono favole che il gioco del calcio non smetterà mai di raccontare. E in un momento in cui i giganti arrancano e le grandi nazionali sembrano appesantite da pressioni, business e passato, arrivano loro: le Far Oer e Capo Verde, due isole minuscole che hanno deciso di ribaltare la logica del pallone globale.
Le due storiche qualificazioni
Le Far Oer, 50 mila abitanti e un clima da brividi, sono a un passo dai playoff per il Mondiale dopo tre vittorie consecutive contro Gibilterra, Montenegro e Repubblica Ceca. Capo Verde, con poco più di 600 mila anime, ha chiuso davanti a nazioni ben più quotate, dominando il proprio girone africano. Due realtà lontane, ma unite dallo stesso spirito: programmazione, identità e passione.
Un miracolo sportivo?
Non c’è un miracolo, ma un metodo. Le Federazioni hanno saputo usare al meglio i fondi UEFA e FIFA, investendo in strutture, tecnici e formazione giovanile. Dove mancano i soldi, arrivano idee e dove non c’è la pressione mediatica, cresce la serenità. E così il sogno diventa progetto. Molti dei protagonisti giocano all’estero: islandesi, danesi, portoghesi, francesi. I giocatori tornano in nazionale portando esperienza, professionalità e una fame diversa e allo stesso tempo non devono dimostrare nulla ai social, ma solo onorare la maglia.
L’analisi di Luigi Garlando
Luigi Garlando (scrittore della saga Goal), nella sua analisi sulla Gazzetta dello Sport, le definisce “isole felici del calcio”. E in effetti, nel loro successo c’è qualcosa di puro, di autentico. “Ci lamentiamo che i nostri ragazzi non giocano più in strada; i loro, invece, non hanno mai smesso”. Ecco la chiave. Il calcio come gioco, non come industria. La loro ascesa è anche una lezione per i grandi, perché se due nazioni microscopiche riescono a costruire un sogno mondiale, allora qualcosa nel sistema delle big – Italia compresa – deve far riflettere. Troppi alibi, troppa burocrazia, troppa paura di rischiare: le Far Oer e Capo Verde ricordano che la differenza, oggi più che mai, la fa la mentalità.
Un sogno che si avvera
Forse non vinceranno mai un Mondiale. Ma hanno già vinto la loro battaglia più grande: dimostrare che nel calcio moderno c’è ancora spazio per chi sogna, per chi lavora in silenzio, per chi non ha bisogno di milioni per sentirsi parte del gioco. E mentre le grandi si interrogano, le piccole continuano a correre, leggere e fiere, portando in campo un messaggio che vale più di mille proclami: nel calcio, come nella vita, non serve essere grandi per fare qualcosa di grande.