Squadra che non vince non si cambia: l’Inter fa dietrofront. Dopo essere stata tentata – un po’ per scelta e molto per apparente costrizione – a smantellare la squadra ecco che emerge un’altra verità. Cambierà pochissimo la rosa nerazzurra rispetto alla passata stagione. Sfumati gli scenari che prevedevano l’addio di tanti big, da Sommer a Frattesi e Calhanoglu.
La sola vera novità è in panchina, dove Chivu è chiamato all’arduo compito di non far rimpiangere Inzaghi alla sua prima vera esperienza da allenatore di una big dopo la mezza stagione al Parma. I giocatori no, sono praticamente gli stessi. Il mercato è iniziato ed è finito quasi in un amen. Dei 100 milioni di budget per il mercato, l’Inter ne ha già spesi 70 per Luis Henrique, il riscatto di Zalewski, Sucic e Bonny. Ne restano 30, quelli destinati a Leoni. Qualcosa sarebbe cambiato con l’addio di Calhanoglu, che però (finora) non c’è stato.
Secondo la Gazzetta questa strategia è rischiosa: “Per tre motivi. Il primo: questo è un gruppo che ha vissuto mille battaglie e dunque deve trovare il modo di rimotivarsi pur con un anno in più sulla carta d’identità, passaggio non scontato. Il secondo: tutto finisce sulle spalle di Cristian Chivu. Starà a lui trovare la chiave giusta. Starà a lui allineare uno spogliatoio deluso e stressato, per come è finita la scorsa stagione.
E questo, poi, al netto del pasticcio di Charlotte, con Lautaro che esplode nella maniera più scomposta possibile, con conseguenze che la società ha provato in qualche modo a tamponare. Il terzo motivo? Quelle nerazzurre sono le facce del rigore di Pedro. Di Monaco. Della delusione (seppur minore) col Fluminense. E il rischio che i fantasmi tornino a galla alla prima frenata è concreto, sarebbe sbagliato smentirlo”.
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