Dopo mesi difficili e una lunga serie di infortuni, Berrettini sogna di trascinare l’Italia in Coppa Davis con la sua esperienza e la sua ritrovata serenità. A ispirarlo, l’amicizia e l’esempio di Sinner

Matteo Berrettini è tornato a sorridere. In conferenza stampa a Torino, dove in passato aveva vissuto quello che lui stesso definisce “la delusione più grande della mia vita”, con l’infortunio contro Zverev che lo costrinse al forfait e portò all’esordio nella competizione di Sinner, il tennista romano si presenta con una nuova energia e una consapevolezza diversa.
Il grazie a Sinner
Dopo l’ennesimo stop fisico e un’estate complicata, l’ex numero 6 del mondo sente di avere ancora molto da dare al tennis e alla Nazionale: “Allenarmi con Sinner a Montecarlo mi ha fatto riscoprire il piacere di colpire la palla. Mi piaceva proprio il suono che usciva dalle corde”, ha raccontato. “È stato il segnale che non era ancora il momento di smettere”.
Fiducia nell’Italia anche senza Jannik
L’infortunio subito agli Internazionali di Roma sembrava l’ennesimo colpo di una carriera tormentata dai guai fisici, ma Berrettini, grazie anche al sostegno di Sinner e del gruppo azzurro, ha trovato la forza di reagire: “La Coppa Davis mi ha sempre fatto bene – ha spiegato –. Mi aiuta a ritrovare energia e motivazioni. In squadra c’è affiatamento, e anche senza Jannik e forse Musetti, sappiamo di poter essere competitivi”.
Martello sente di poter dare ancora un contributo importante, dentro e fuori dal campo: “Siamo un gruppo unito, ognuno pronto a fare la propria parte. Anche senza le prime due punte del momento non c’è ansia. Vedo Bolelli e Vavassori in gran forma, Cobolli sta crescendo, e Sonego ha ritrovato fiducia. L’atmosfera è quella giusta”.
Futuro tutto da scrivere
Berrettini non nasconde, poi, le difficoltà degli ultimi anni, ma il tono delle sue parole è quello di chi ha voltato pagina: “Fisicamente sto bene e sto lavorando per ritrovare ritmo e continuità. Ogni partita mi dà fiducia. Mi sento pronto a dare tutto per l’Italia. Penso di avere ancora qualcosa da dare a questo sport, ci sono soddisfazioni che voglio togliermi. Senza però rischiare il fisico e la testa, che ha sofferto abbastanza negli ultimi anni”. Sul futuro, però, preferisce scherzare: “Io capitano? Magari a 65 anni… Volandri sta facendo un lavoro straordinario”.





