Roma, Totti si confessa: “Spalletti era venuto per farmi fuori”. Il peso di una ferita mai guarita

L’ex numero dieci si racconta tra rimpianti e orgoglio: l’amore per la maglia, le lacrime dell’addio e la frattura con Spalletti

Francesco Totti, nella partita tra leggende allo stadio Tardini
Francesco Totti, nella partita tra leggende allo stadio Tardini

 

Francesco Totti torna a parlare e, come sempre, quando lo fa non lascia spazio ai fraintendimenti. Ospite del format Prime Sport con Luca Toni, l’ex numero 10 della Roma ha ripercorso i momenti più intensi della sua carriera. E ancora una volta, il nome di Luciano Spalletti torna a pesare come un macigno nella sua storia. “Spalletti nel 2016 era venuto per farmi smettere. Era un ordine della società, ma io non ero ancora pronto”, confessa Totti. “Ogni volta con lui c’erano problemi nei miei confronti. Mi sentivo messo da parte”. Parole forti, che riportano indietro di quasi dieci anni, quando la Roma viveva l’ultimo capitolo della leggenda del suo capitano. Una fine amara, che per l’ottavo Re di Roma resta una ferita mai del tutto rimarginata.

 

Roma o niente

Totti parte da lontano, da quel bambino che sognava solo la maglia giallorossa. “Braida venne da noi con 160 milioni di lire per portarmi al Milan. Ma mia madre non volle: ‘Francesco resta a Roma’, disse. È stata lei la mia prima tifosa”. Da allora, la sua carriera è stata un inno alla fedeltà. Venticinque anni con un’unica maglia, il simbolo di una città intera. “Ho vinto poco, ma con la Roma ho vinto tutto”, ama ripetere. E anche oggi, quel legame resta il punto fermo della sua vita.

Il divorzio con Spalletti

Il rapporto con Spalletti, però, segna uno spartiacque. Dopo l’idillio della prima esperienza, nella seconda tutto si rompe. “Sapevo che il mio tempo stava finendo, ma mi sentivo ancora bene. Mi dissero che avrei giocato l’ultimo derby e capii tutto. Piansi per settimane”, racconta. L’addio del 2017, tra applausi e lacrime, è rimasto nella memoria di tutti, ma per Totti, dietro quella festa c’era amarezza: “Non ho mai voluto essere un peso. Solo rispetto per la maglia e per i tifosi. Mi sarebbe piaciuto decidere io quando fermarmi”.

Errori, rimorsi e verità

Nel suo racconto non mancano gli episodi più discussi. Dallo sputo a Poulsen al calcio a Balotelli: “Sono gesti che non rifarei. Con Poulsen mi vergogno ancora oggi. Balotelli? Era un ragazzo arrogante, ma dovevo comportarmi da capitano”. Totti non si nasconde. Mostra fragilità e fierezza, come in campo. “Ho sbagliato, ma ho sempre messo la faccia. Non mi sono mai nascosto dietro nessuno”.

La Roma di oggi e il filo spezzato

Quando parla della Roma di oggi, l’ex capitano lascia trapelare un velo di malinconia. “Ranieri è l’unico che può far capire ai giocatori cosa significhi questa maglia. Ma da quando è tornato, non l’ho più sentito”. Un messaggio che sembra più ampio, rivolto alla società e a un calcio che Totti percepisce sempre più distante dai sentimenti di un tempo. “La Roma è la mia vita. Non mi serve una poltrona o un titolo. Mi basta che resti viva la sua identità”.

Un’eredità che non sbiadisce

Oggi Totti guarda avanti, ma non rinnega nulla. “Sono orgoglioso di tutto. Ho vinto lo scudetto con la maglia che ho sempre sognato. La Roma è disegnata su di me”. È una frase che sintetizza tutto il suo percorso: un amore assoluto, che resiste alle polemiche, alle delusioni, alle incomprensioni. E che, nonostante tutto, continua a essere ricambiato da un popolo che non ha mai smesso di considerarlo il suo ottavo Re.

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