Una lite nello spogliatoio, una firma già fatta, e una carriera che ha saputo lasciare il segno. Marco Borriello, oggi, guarda al futuro.
E lo fa con il sorriso che, nonostante tutto, non ha mai perso.
Marco Borriello, ottimista ma cauto, analizza con lucidità il presente della Roma e ripercorre i momenti chiave della sua carriera. Ma a emergere su tutto è lo scontro verbale durissimo con Gasperini, che segnò un punto di svolta nella sua vita calcistica. L’ex giallorosso ha parlato con Roberto Maida in una lunga intervista apparsa su La Gazzetta dello Sport.
Ha giocato e segnato in 12 squadre diverse di Serie A — un record che condivide con Nicola Amoruso — ma Marco Borriello non ha dimenticato nulla del suo percorso. Neanche quella lite rovente con Gian Piero Gasperini nello spogliatoio del Genoa.
“È successo a Parma. Una discussione accesa, niente di fisico, ma ci siamo detti cose pesanti. Lui mi rimproverò davanti a tutti, io non la presi bene e risposi a tono”, ricorda Borriello. Poi aggiunge, con onestà disarmante: “Col senno di poi aveva ragione lui. All’epoca ero meno concentrato, la testa era già altrove: avevo firmato per il Milan e mentalmente non ero più lì”.
Quell’episodio segnò la fine della sua esperienza al Genoa. Una scelta che aprì le porte a Milanello, ma che arrivò dopo un momento di tensione altissima.
“Ora abbiamo un buon rapporto. Mi ha anche invitato a Trigoria. Prima o poi lo andrò a trovare”.
Borriello guarda anche alla Roma, altra tappa significativa della sua carriera. Il gol al Chievo nel 2013, decisivo per la decima vittoria consecutiva, resta indelebile nella memoria dei tifosi. Ma la sua avventura in giallorosso non durò quanto avrebbe voluto.
“Con Garcia giocavo spesso titolare. Poi mi ruppi il perone e a gennaio decisero di puntare su Destro, un investimento importante della società. Così andai al West Ham, e da lì non tornai più”.
Il direttore sportivo di allora, Walter Sabatini, lo definì “un problema”.
“Non potevano fare plusvalenze con me, ero già avanti con l’età. La linea era chiara: comprare giovani da rivendere, non vincere subito”.
Oggi, con la nuova dirigenza, le cose sembrano cambiare, almeno nelle intenzioni.
“Sono contento che si stia iniziando un percorso intelligente. Era ora. Ma onestamente non vedo ancora una squadra da scudetto. L’Inter è la più forte, il Napoli ha Conte, un mostro sacro. Però il Milan ha fatto un gran mercato”.
Gasperini è ora l’uomo scelto per rilanciare la Roma, insieme a Ranieri e Massara. Una triade che Borriello approva.
“Finalmente, dico io. Ranieri ha rimesso in carreggiata la squadra e ha preso un allenatore top come Gasp. Massara è uno che sa scegliere i giocatori, li conosce bene.”
E sulle dinamiche interne, nessun dubbio:
“Ranieri e Gasperini si completano. Caratteri diversi, ma tra persone intelligenti ci si capisce. Non vedo rischi di dualismi”.
La Roma, oggi, avrebbe bisogno di un attaccante come lui?
“Uno come Hojlund sarebbe perfetto. Ma mi piace anche Piccoli, che è alla Fiorentina e in Nazionale. In effetti, uno come il Borriello dei tempi buoni farebbe comodo”.
Ma è impossibile parlare di Borriello senza toccare il tema gossip e la sua vita fuori dal campo. Un’etichetta che si è portato dietro per anni. E su chi diceva “troppo bello per essere bravo”, risponde secco:
“Non ho niente da rimproverarmi. Ho fatto il professionista, ho giocato ad alti livelli. Se il mio aspetto ha dato fastidio a qualcuno, non è colpa mia. È un regalo di madre natura”.
Oggi Borriello guarda avanti. Studia, progetta, si prepara.
“Mi sono iscritto a un corso FIFA sul management. Collaboro ancora con l’Ibiza Calcio, dove ho un ruolo di consulenza. Magari prenderò anche il patentino da allenatore.”
Come il suo amico De Rossi, che ha vissuto una breve esperienza sulla panchina della Roma.
“Daniele ha realizzato il sogno di allenare la squadra del cuore. Forse ci è arrivato troppo presto, ma non si è bruciato. Gli auguro di ripartire con calma, da un progetto più tranquillo.”
E Totti?
“Ogni tanto ci scriviamo. Può fare qualsiasi cosa nel calcio, ma serve preparazione. Nulla si improvvisa.”
Sul ritiro dal calcio, nessuna nostalgia.
“Ho smesso quando ho capito che non sopportavo più certi sacrifici. Non ho avuto problemi a lasciare.”
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