pallone Italia
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Finisce qui, al termine di una vera e propria battaglia con la Spagna (40 falli, 15 ammoniti e 1 espulso), l'Europeo dei padroni di casa: la Germania diventa suo malgrado la prima nazionale ospitante a essere eliminata ai quarti di finale di un Europeo. Sembra essere la fine di un'era per giocatori che hanno fatto la storia del calcio tedesco (e non solo) come Manuel Neuer, Toni Kroos e Thomas Müller. Spetterà agli astri nascenti della Mannschaft, come Musiala e Wirtz, il difficile compito di non farli rimpiangere. Ai titoli di coda anche la carriera inimitabile di Cristiano Ronaldo, ormai l'ombra di se stesso: impietosi i numeri del suo Europeo. Non brilla, per il momento, il suo erede designato Mbappé, ma intanto la Francia - poco incisiva in attacco, ma pressoché impenetrabile dietro - è comunque in semifinale. Così come l'Inghilterra, perennemente sull'orlo del baratro, e l'Olanda, sorprendente a tratti.

Furia tedesca per l'arbitraggio di Taylor

Il primo quarto di finale, quello più atteso, si è rivelato essere anche il più discusso a causa della direzione arbitrale, che non è stata all'altezza della situazione: Anthony Taylor è infatti diventato il protagonista negativo del match, non assegnando ai padroni di casa un rigore evidente per un netto tocco di mano di Cucurella. Già dai primi minuti, per la verità, Taylor aveva preso decisioni discutibili, non ammonendo per esempio Kroos per una dura entrata che ha costretto Pedri a lasciare il campo (Europeo finito per il centrocampista del Barcellona). Nel corso del match, il fischietto inglese, ben noto ai tifosi della Roma per il suo disastroso arbitraggio nella finale di Europa League del 2023 contro il Siviglia, ha continuato a scontentare tutti, fino all'episodio incriminato: il tiro di Musiala deviato con il braccio, lontano dal corpo, del terzino sinistro del Chelsea Cucurella, nei primi minuti del secondo tempo supplementare. Taylor ha deciso di non andare a rivedere l'episodio al VAR, con la presunzione di aver fatto la scelta giusta. Per la Germania è stata una beffa enorme, soprattutto perché di lì a poco avrebbe subito anche il gol del sorpasso spagnolo, arrivato al 119', a un passo dai rigori.

Un peccato, perché - polemiche a parte - Germania-Spagna è stata una bella partita, con le due nazionali che hanno rispettato le attese, rispondendo colpo su colpo. Dopo una prima frazione di gioco molto equilibrata, la Spagna ha aperto le marcature al 51' con Dani Olmo, che da quattro anni gioca proprio in Bundesliga (al Lipsia), entrato in campo al posto dell'infortunato Pedri e bravo a piazzarla all'angolino su suggerimento di Yamal. La Germania ha reagito subito e ha continuato a spingere, fino a trovare il meritato pareggio all'89', con una deviazione da distanza ravvicinata del talentino del Bayer Leverkusen Florian Wirtz. A fare la differenza sono stati anche i cambi dei due allenatori: il C.T. spagnolo de la Fuente ha tolto dal campo forse un po' troppo presto Lamine Yamal, Nico Williams e Morata, non avendoli così a disposizione per i supplementari; Nagelsmann si è invece affidato alla freschezza del già citato Wirtz ma anche all'esperienza di un veterano come Thomas Müller e ai movimenti di un centravanti classico come Füllkrug. Alla fine, però, a mandare la Spagna in semifinale ci ha pensato proprio un giocatore entrato in campo nel corso dell'incontro, il centrocampista della Real Sociedad, Mikel Merino, che ha esultato nello stesso identico modo di suo padre Ángel, andato a segno proprio a Stoccarda in una sfida di 33 anni fa tra Stoccarda e Osasuna valida per l'allora Coppa UEFA. Una bella storia, in un pomeriggio infuocato, che sarà ricordato a lungo anche per l'addio al calcio di Toni Kroos: il campione tedesco, come è noto, aveva già annunciato il proprio ritiro all'inizio di questo Europeo.

Francia in semifinale senza segnare

Il paradosso francese continua: con solo tre reti all'attivo - frutto di due autogol e un rigore trasformato da Mbappé - gli uomini di Deschamps raggiungono le semifinali. Contro il Portogallo termina 0-0 un match nel complesso abbastanza deludente, nel quale sono mancate all'appello le due stelle più attese: da una parte Kylian Mbappé, ancora sottotono e addirittura sostituito verso il finale, dall'altra il suo idolo Cristiano Ronaldo, sempre anticipato dai difensori avversari. CR7 conclude l'ultimo Europeo della sua carriera con un magro bottino (0 reti segnate) e con il fondato sospetto di essere stato un peso per la sua nazionale. L'età passa per tutti, tranne che per Pepe, a 41 anni ancora in grado di fermare Thuram in campo aperto.

È il Portogallo, con un Leão finalmente in palla, a fare maggiormente la partita, ma l'occasione più nitida capita sui piedi di Kolo Muani, lasciatosi ipnotizzare da un'uscita disperata di Diogo Costa, in quella che è sembrata una riproposizione della famosa parata compiuta dal Dibu Martínez nella finale degli scorsi Mondiali proprio su un tentativo ravvicinato dell'attaccante ora in forza al PSG. I rigori questa volta sono fatali ai lusitani: dopo averne parati tre su tre contro la Slovenia, Diogo Costa non riesce a ripetersi; pure il suo rivale Maignan (autore di alcuni ottimi interventi nei tempi regolamentari) non ne intercetta nessuno; a fare la differenza è così il palo colpito da João Félix, l'unico errore dagli undici metri.

L'Inghilterra rompe la maledizione dei rigori

La nazionale inglese non ha mai avuto un rapporto facile con i rigori: nelle precedenti dodici occasioni, soltanto due volte era riuscita ad avere la meglio dal dischetto. L'ultima sconfitta ce la ricordiamo bene, visto che permise all'Italia di laurearsi campione d'Europa in quel di Wembley. A sbagliare il penalty decisivo nel 2021 fu Bukayo Saka, grande protagonista invece nel quarto di finale contro la Svizzera: è lui a trovare la rete dell'1-1 con un sinistro insidioso dal limite ed è sempre lui a trasformare un penalty importante, il terzo nella serie, prendendosi una bella rivincita personale. Per superare il proprio incubo, i Tre Leoni hanno dovuto calciare dei rigori anche in maniera non convenzionale, come quello di Toney, che non hai mai staccato gli occhi da Sommer: una vera e propria esecuzione no-look

Southgate, sempre contestatissimo in patria per il gioco soporifero della sua squadra, continua a difendere i suoi giocatori, dichiarando ai microfoni che quella contro la Svizzera è stata la miglior partita mai disputata sotto la sua gestione. Non gli crede nessuno, anche se qualche piccolo progresso in effetti si è visto: e se l'Inghilterra cominciasse a carburare proprio nell'atto finale del torneo?

Sfuma il sogno svizzero: ancora una volta la nazionale elvetica, passata in vantaggio al 75' grazie a una deviazione sottoporta di Embolo su cross di Ndoye, non supera lo scoglio dei quarti di finale. Decisivo l'errore dagli undici metri di Akanji, per il resto autore di un ottimo torneo, come tutti i suoi compagni del resto.

Festa Olanda: Koeman rimonta Montella

L'aria tedesca deve avere effetti particolarmente benevoli sugli olandesi: nel 1974 arrivarono in finale nel Mondiale disputato proprio nell'allora Germania Ovest, nel 1988 vinsero l'Europeo, nel 2024... sono per il momento arrivati in semifinale. Un risultato tutt'altro che scontato, se pensiamo alle pesanti defezioni della vigilia (Ronald Koeman s'è ritrovato costretto a ricostruire il centrocampo, rimasto orfano dei vari de Jong, Koopmeiners e de Roon) e più in generale alle perplessità che c'erano intorno agli Oranje. E invece, grazie anche a un cammino obiettivamente non impossibile - Romania agli ottavi e Turchia ai quarti - ecco l'Olanda in semifinale di un Europeo per la prima volta dopo vent'anni esatti. Un traguardo raggiunto con un successo ottenuto in rimonta, con due gol siglati in meno di dieci minuti dopo il 70', prima con l'interista de Vrij e poi con una sfortunata autorete (la decima in questo Europeo) di Müldür, che per anticipare il sempre pericoloso Gakpo devia il pallone nella propria porta. Una punizione un po' troppo severa per la Turchia di Montella, che avrebbe almeno meritato di prolungare la partita ai supplementari (decisivi un paio di interventi di Verbruggen). Arda Güler, cresciuto con il mito della Turchia di EURO 2008, non è riuscito a eguagliare il risultato ottenuto da quella squadra, che arrivò fino in semifinale: avrà comunque numerose occasioni per rifarsi in futuro.

Alberto Farinone

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