Nel giro di poche settimane, il mondo del calcio ha pianto la scomparsa di due autentiche leggende: Franz Beckenbauer, il fuoriclasse tedesco due volte vincitore del Pallone d’Oro scomparso lo scorso 7 gennaio, e Gigi Riva, il bomber più prolifico nella storia della nazionale italiana, tristemente deceduto l’altro ieri.
Due autentiche icone del calcio degli anni 60 e 70, tra i protagonisti principali di quella che è stata definita la “partita del secolo”: Italia-Germania 4-3. Un incontro sul quale si sarebbero versati fiumi d’inchiostro, andato in scena allo stadio Azteca di Città del Messico, in un afoso pomeriggio del 17 giugno 1970. Tra i giocatori che brillarono maggiormente in quel racconto epico prestato al calcio, ci furono proprio Beckenbauer e Riva: il Kaiser, anche con un braccio vistosamente fasciato, guidò i tedeschi al pareggio ottenuto nel recupero, e rimase poi in campo fino alla fine nonostante una lussazione alla spalla causata da uno scontro di gioco; Rombo di Tuono, che un mese prima aveva trascinato il Cagliari a vincere un insperato Scudetto, siglò la rete del momentaneo 3-2, con un dribbling nello stretto e poi un sinistro dei suoi, potente e preciso. In quei folli tempi supplementari si susseguirono altre emozioni e continui ribaltamenti di fronte, fino al definitivo gol del 4-3 segnato da Rivera.
Purtroppo ad accomunare Beckenbauer e Riva, c’è anche un altro fatto, molto meno nobile rispetto alla semifinale mondiale disputata in Messico. Entrambi infatti, per uno strano scherzo del destino, sono stati incresciosamente fischiati a Riyad dal pubblico saudita, non abituato a onorare con il silenzio la memoria di chi è recentemente scomparso. Era già successo a Beckenbuaer, in occasione della semifinale della Supercoppa di Spagna tra Real e Atlético Madrid. Si è tristemente ripetuto ieri, quando gli applausi dei tifosi italiani presenti in tribuna non sono bastati a coprire i fischi dei tifosi arabi. Una figuraccia che si sarebbe potuta evitare e che porta inevitabilmente a chiedersi se n’è davvero valsa la pena di far giocare la Supercoppa Italiana in Arabia Saudita.
Alberto Farinone
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