Con Thuram e Weah forma il terzetto di figli d’arte della Juventus ( «Tra di noi parliamo della “strana” circostanza che ci lega ad una storia comune. Mio padre con quello di Thuram hanno anche giocato insieme…»): Francisco Conceicao è una delle più belle sorprese di questo avvio di stagione dei bianconeri e si confessa a La Stampa
Il portoghese è inserito subito bene a Torino: «Mi ispiro al calcio di strada, un modo di pensare che attiva l’interesse dei tifosi. Motta ci chiede creatività quando siamo nell’ultimo terzo di campo. Ci dice che dentro ad una strategia collettiva, ognuno è, poi, libero di sfruttare al meglio le proprie caratteristiche. E le mie sono queste».
Alla Juve è solo in prestito ma il giocatore ha già deciso il suo futuro: «Non mi vedo di passaggio con questa maglia, altri discorsi non li posso fare perché non tocca a me farli. Ma il progetto Juve mi piace…Torino mi incuriosisce molto: qui c’è tutto per vivere al meglio la mia professione. Io penso, fortemente, che vincere debba essere un’esigenza: ho vissuto un po’ad Amsterdam, all’Ajax, un bel po’ al Porto e, ora, alla Juve. Club storici e club dove conta arrivare prima degli altri».
Dopo un passaggio sul gol a Lipsia («È stato un bellissimo momento, per me e per la squadra: in Germania ho realizzato il mio gol più bello, ma lavoro per farne altri migliori. A me piace pensare in grande, vorrei, un giorno, essere ricordato come uno dei più forti») Conceicao fa chiarezza sul rosso per simulazione rimediato a Cagliari: «Sono stato toccato, l’arbitro poteva non concedere o concedere il rigore, ma non ho simulato. Io, in generale, vado sempre mille all’ora, cercando il dribblign».
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