Da un inferno all’altro: se la sua avventura sulla panchina della Roma è stata costellata di polemiche, proteste e squalifiche ora che Josè Mourinho allena in Turchia le cose non vanno meglio, anzi. Lo Special One si confessa al Corriere dello sport e in un’intervista al direttore Zazzaroni regala diversi aneddoti.
Il calcio turco l’ha sorpreso, ma non in postivo: “In Turchia alcune cose sono difficili, ho visto cose qui che non avevo mai visto nella mia lunga carriera, come quello che è successo nel corridoio degli spogliatoi durante l’intervallo”.
Dopo essere stato esonero dalla Roma aveva comprato i biglietti per salutare i tifosi all’Olimpico: “Non uno, quattro. Ero in hotel con i miei assistenti che mi dissero: ‘Mister, ti meriti di salutare i tifosi e i tifosi meritano di salutare te, andiamo’. Ci ho pensato qualche ora, poi ho temuto che mi avrebbero accusato di voler disturbare, e io non faccio queste cose. Non ho più visto la Roma in Tv, l’Inter sì. Se tornerei a lavorare in Italia? Certo”.
Spazio ai rimpianti: «Se parliamo di partite, ne ho tanti perché quando perdi pensi sempre che avresti potuto fare diversamente, e di partite ne ho perse parecchie. Se invece ti riferisci alle scelte professionali, il no a Florentino. Mi disse “Mou, non andare via adesso, il difficile l’hai fatto e viene il bello…”sapevo che sarebbe stato così, però volevo tornare al Chelsea dopo tre anni in Spagna di grandi lotte…E dopo Budapest. Non per il casino combinato da Taylor, ma per il fatto di non essermene andato subito. Avrei dovuto lasciare la Roma, non l’ho fatto e ho sbagliato».
“Il calcio è il regno della superficialità e dei luoghi comuni e un’etichetta non si nega a nessuno. Di solito quando la gente parla di me pensa a cosa è successo quindici, dodici, otto o dieci anni fa. Chi sono i fenomeni del calcio? Gli allenatori bravi che non sanno vincere, gli esperti dei social media e gente che ha potere decisionale ma che sa di calcio come io di fisica dell’atomo”.
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