Al Napoli è stato accostato più volte: sembrava fatta quando De Laurentiis gli sottopose anche un contratto da firmare prima di stracciarlo quando Mazzarri accettò di rimanere per il quarto anno di fila ed anche l’anno scorso i rumours sono stati tanti con Gasperini combattuto tra la moglie (l’Atalanta) e la procace corteggiatrice (la squadra azzurra) ma alla fine Gasp è sempre stato solo un avversario dei partenopei. Da allenatore come da giocatore e a Sportweek, il magazine della Gazzetta, ricorda quando ruppe il labbro a Maradona.
Quando giocava Gasperini era un centrocampista tignoso (“La mia maglia del cuore è quella numero 8 del Pescara. Abbiamo vinto il campionato, siamo saliti in A, ero il capitano. Il Pescara di Galeone spostava una regione intera e giocava benissimo”) e se ne accorse anche Maradona. Il tecnico mostra una foto e dice: “Qui ci stringiamo la mano da capitani al San Paolo, prima di beccarne 8 dal Napoli. Al ritorno giocammo molto decisi. Lo scontro con Diego? Osservate questa foto… Io guardo la palla, non lui. È stato sfortunato perché, sbracciando, l’ho colpito casualmente con l’anello e gli ho aperto il labbro. Mi ha sparato un bel po’ di puta e, in settimana, mi sono arrivate minacce di morte da Napoli”.
Dopo la carriera di calciatore torna alla Juve. «Moggi mi faceva viaggiare molto e vedevo tanto calcio. Mi mandava a visionare i giocatori. Mi diceva: ‘Ogni relazione deve concludersi con un giudizio secco: da Juve o no, lo prenderei o no. Io mi tengo il tuo foglio nel cassetto’. Andai a studiare Vander Vaart ed Heitinga, segnalai Chivu, poi Palladino a Benevento».
Dalla Juve di ieri a quella di oggi, che stenta con Motta: «È normale. A Bologna ha trovato ottime soluzioni in uscita bassa che ho ammirato e studiato. La Juve è un altro mondo. Se palleggia dietro, i più lasciano fare senza aggredire. Thiago è giovane, maturerà nuove conoscenze, è bravo, ce la farà. Gli sono affezionato. Lo inviterò a cena nella mia casa di Torino. Yildiz? Tanta roba… Ha talento e potenzialità. Uno di quei giovani su cui è bello lavorare, tipo De Ketelaere, Hojlund, Lookman… Accanto ai giovani, i Kolasinac e i De Roon, che sanno già tutto, il nucleo forte. Saranno i Thiago e i Palladino di domani, allenatori già pronti».
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