Diversi investitori miliardari sarebbero pronti ad abbracciare il progetto. Il mondo del rugby rischia di cambiare per sempre.

Il rugby mondiale rischia di essere stravolto. Il progetto Rugby360, soprannominato Superlega, sta facendo tremare federazioni, club e tifosi. Ideato da Mike Tindall, campione del mondo nel 2003, e sostenuto da investitori provenienti da Regno Unito, Stati Uniti e Medio Oriente, il torneo prevede 8 squadre maschili e 4 femminili che si sfideranno in un calendario a tappe, tra Londra, Tokyo, Dubai, Città del Capo, Boston e Miami.
Uno scontro con il sistema tradizionale
Per molti dirigenti del rugby classico, Rugby360 è una vera provocazione. Yann Roubert, presidente della Ligue Nationale de Rugby e del Top 14, parla chiaro: “Un abominio totale”. La Superlega, secondo lui, potrebbe distruggere i campionati nazionali e indebolire le competizioni internazionali, come la Nations Cup. Dietro il progetto ci sono fondi arabi e privati pronti a mettere sul piatto cifre impressionanti. Tra i giocatori contattati, nomi del calibro di Henry Slade, George Ford, Jamie George, Ardie Savea e Roger Tuivasa-Sheck. Stipendi superiori ai 500.000 euro per assicurarsi i migliori talenti del mondo, ma la sostenibilità finanziaria resta un’incognita: un torneo globale costa caro, tra logistica e salari faraonici.
Un torneo globale, tra Formula 1 e spettacolo
Rugby360 è pronto a propone 12 tappe nel primo anno, con l’obiettivo di espandersi a 16. Le partite si giocheranno in stadi iconici, dal Camp Nou al Tottenham Hotspur Stadium, e il formato ricorda quello della Formula 1: squadre che si spostano di città in città, match ravvicinati, tensione costante. Il rischio però è chiaro: i club e le federazioni potrebbero perdere i loro migliori giocatori, mentre i campionati nazionali potrebbero subire un indebolimento notevole. Wild Card e fuoriclasse attratti dal denaro possono cambiare gli equilibri del rugby mondiale, minacciando lo sviluppo di talenti locali e la competitività storica.
Federazioni e club in allerta
Le reazioni non si sono fatte attendere. Federazioni e leghe tradizionali monitorano con preoccupazione, ma la sfida è appena iniziata. Il rugby mondiale si trova quindi davanti a un bivio tra tradizione e rivoluzione privata, con il futuro del gioco appeso a decisioni economiche e strategiche senza precedenti.