Due i talenti in rampa di lancio che provano a sfidare il cannibale Pogacar. Il ciclismo ha già trovato i volti del futuro?

Il ciclismo mondiale ha, forse, trovato i suoi nuovi volti. Dopo anni dominati da Pogacar, Evenepoel e Vingegaard, spuntano due talenti pronti a prendersi la scena: António Morgado Seixas e Jarno Widar: due ragazzi diversi per stile e percorso, ma accomunati dalla stessa ambizione, ovvero quella di diventare i nuovi padroni delle grandi corse a tappe.
Seixas, il portoghese che sogna in grande
Ha solo 20 anni, ma pedala con la maturità di un veterano. António Morgado Seixas è il nome che nella penisola iberica fa sognare in grande. Scalatore puro, grinta e una naturalezza che ricorda Pogacar nei primi anni di carriera. E dopo i successi tra gli Under 23, è pronto al salto definitivo nel World Tour. In patria Seixas è già un beniamino dei tifosi e molti lo considerano “l’erede naturale di Rui Costa”, ma il talento è molto più esplosivo: sa attaccare, soffrire e sorprendere.
Widar, il belga che non teme nessuno
L’altro nome da tenere d’occhio è Jarno Widar, 19 anni appena compiuti e già campione del futuro. Il talento belga viene dal vivaio della Lotto-Dstny e ha mostrato numeri da fenomeno: resistenza in salita, coraggio nelle fughe, visione da corridore completo. Nel Paese fiammingo, inoltre, c’è chi lo paragona a Evenepoel, ma Widar corre con meno frenesia e più strategia.
Il dopo Pogacar è già iniziato?
Con i big che si avvicinano alla maturità, il ciclismo si prepara a una svolta epocale da non sottovalutare. Pogacar, dopo la vittoria nel quinto Giro di Lombardia, resta l’uomo da battere, ma alle sue spalle cresce una nidiata di giovani pronti a rovesciare il trono. Seixas e Widar sono solo la punta dell’iceberg di un movimento sempre più giovane, aggressivo e che punta a fare veramente sul serio. I due nuovi talenti rappresentano quindi il futuro del ciclismo: corrono all’attacco, senza calcoli, con la leggerezza di chi non teme di perdere. È la generazione che può riscrivere questo sport spettacolare e di fatica dei prossimi dieci anni. Il dopo Pogacar non è più un’ipotesi: è già partito, e parla portoghese e fiammingo.