Sci, cos’è la spigolata che ha causato l’incidente mortale di Matteo Franzoso

Il 26enne azzurro non ce l’ha fatta. Fatale la spigolata, durante una sessione di allenamento. La Federazione si interroga

Piste da Sci sempre più pericolose. La Federazione deve intervenire
Piste da Sci sempre più pericolose. La Federazione deve intervenire

 

C’è qualcosa che si spezza in un istante, tra il rumore della neve e lo sforzo dell’atleta che cerca il limite. Quel qualcosa si chiama “spigolata”, un termine tecnico e chi frequenta le piste conosce bene, ma che all’improvviso è diventata sinonimo di tragedia. E per Matteo Franzoso, 25enne velocista italiano, quel banale termine tecnico è diventata la parola che ha segnato la fine di ogni cosa.

La tragedia in Cile

L’episodio è accaduto a La Parva, durante una discesa di rifinitura. Un piccolo salto, apparentemente innocuo, e poi il gesto fatale: la lamina interna dello sci che “prende” in modo imprevisto la neve. È quello che in gergo viene definito spigolata. Basta un appoggio sbagliato, una minima perdita di equilibrio e l’atleta perde il controllo, ma soprattutto a quelle velocità non c’è margine di recupero.

Chi era Matteo?

Lo sci italiano piange così un talento che avrebbe compiuto 26 anni nella giornata di oggi (un altro fatale segno del destino), cresciuto tra Sestriere e le Fiamme Gialle, capace di farsi largo con sacrificio e passione nelle gare veloci di Coppa Europa e con qualche apparizione in Coppa del Mondo. Un ragazzo sorridente, che inseguiva i suoi sogni con la leggerezza dei giovani ma anche con la forza di chi non ha mai mollato.

Inutili i soccorsi per Matteo

Matteo viene elitrasportato in una clinica di Santiago, sedato, in coma farmacologico. I medici, secondo le ultime indiscrezioni le hanno provate tutte, ma il trauma cranico, conseguenza di quella spigolata che ha fatto tutto deragliare, è troppo grave. L’edema cerebrale si espande e di conseguenza il corpo dello sciatore Franzoso non ha retto.

La Federazione guarda al futuro

Ora, la Federazione e gli addetti alla sicurezza sulle piste, guardano al futuro. Perché non basta dire “fatalità” e allo stesso tempo non è accettabile che nelle ore costruite per affinare la tecnica, per testare il corpo e la mente, un piccolissimo dettaglio possa essere la differenza tra tornare a casa o non farlo.

La sicurezza sulle piste

La morte di Matteo riporta alla ribalta il tema della sicurezza sulle piste di allenamento. La morte di Franzoso come quelle di Matilde Lorenzi e Marco Degli Uomini non possono più restare un dato di cronaca da scroll sociale. Perché la spigolata non può essere la parola che usiamo quando è troppo tardi. La Federazione deve quindi necessariamente cambiare qualcosa, prima che si debba piangere un altro. Oggi 16 settembre, Matteo avrebbe festeggiato il compleanno, invece l’Italia sportiva si ritrova a fare i conti con un dolore immenso e con una domanda che rimbalza: quanto si poteva evitare?

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