Quando c’era lui l’Inter vinceva in tedesco: Matthaus assieme a Klinsmann e Brehme era la risposta teutonica al Milan degli olandesi e al Napoli di Maradona. L’ex centrocampista continua a seguire i nerazzurri con passione e alla Gazzetta esalta il lavoro di Inzaghi.
Matthaeus parla di un mix unico di giocatori di esperienza e di giovani talenti, con un allenatore che ha trovato la formula giusta: “È al top in tutti i reparti, in Europa e non solo in Italia. Sono davvero contento del livello che ha raggiunto la “mia” squadra, ma questo lavoro arriva da lontano, non è certo una novità di quest’anno. Ormai da tempo l’Inter se la gioca con tutte: sta superando il turno in Champions senza playoff e può andare in fondo in Europa. In più, ovviamente, può rivincere lo scudetto in questa A che è diventata davvero divertente e più livellata…”.
Un nome su tutti, Calhanoglu: “Sì, è il giocatore chiave. Prima di arrivare all’Inter non faceva la differenza a questo livello, ma evidentemente ha trovato il club perfetto per lui. C’è la giusta connessione con l’allenatore e con i compagni: tutti credono veramente in Hakan, questo fa la differenza. Come quando c’ero io all’Inter e gli altri si fidavano di me: mi davano la palla come ora la danno a Calha…. Peccato per il rigore col Napoli, ma quella sera ha comunque segnato lui. E pure in nazionale ha uno status diverso: maglia di capitano, numero 10, tutte cose che ti rendono speciali. Ma molto del merito è di Inzaghi
Non solo gli ha trovato la giusta posizione, non solo nell’ultimo anno e mezzo lo ha fatto rendere al livello più alto, ma sta facendo quello che Julian Nagelsmann ha fatto con Toni Kroos all’ultimo Europeo: lo ha messo al centro di tutto. Simone ha detto a tutti i giocatori, qualunque sia il loro compito, di guardare Calha per primo”
Oltre al regista, ci sono Barella, Mkhitaryan e pure Frattesi e Zielinski: «Per ottenere questi risultati per molti anni vuol dire che la rosa è completa per intero, non solo il centrocampo. Dal primo al 22esimo tutti sanno cosa fare, questo fa la differenza. In più, la squadra ha una grande difesa e un attacco di classe mondiale, con la coppia Lautaro-Thuram. E aggiungo pure Arnautovic, decisivo in maniera diversa. Negli ultimi 20-25 minuti il suo fisico serve per tenere il pallone».
Quest’anno, però, i gol li segna più Thuram che Lautaro: «ça coppia funziona alla perfezione, l’equilibrio non è cambiato rispetto all’anno passato: qui ognuno ha sempre bisogno dell’altro, in un certo senso “approfitta” dell’altro. Se hai davanti uno come Lautaro, allora scatta l’allarme rosso per le difese: si concentrano sull’argentino e così, magari, il francese ne approfitta”
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