Intervistato da Il Corriere della Sera, Leandro Castan ha raccontato il dramma del tumore al cervello che ne ha condizionato la carriera, che dopo due ottime stagioni alla Roma ha subito una brusca frenata, di cui uno dei responsabili può essere individuato in Luciano Spalletti, allenatore dei giallorossi ai tempi che ne troncò le speranze di continuare a giocare nella capitale con una frase lapidaria.
Tutto ha inizio il 13 settembre del 2014, quando dopo un quarto d’oro della sfida tra Roma ed Empoli Leandro Castan viene costretto a uscire: “In quei 15’ è finita la mia carriera. È morta una parte di me. Durante il riscaldamento ho sentito un fastidio al flessore. Al termine del primo tempo Maicon ha avvisato Rudi Garcia: ‘Castan non sta bene’. Sono stato sostituito. Sono uscito dal campo, per sempre. Tornato a casa, ho iniziato a non stare bene. La mattina successiva la situazione è peggiorata, mi girava la testa. Ho pensato di morire”.
Solo qualche settimana dopo l’ex difensore della Roma sarebbe venuto a conoscenza del motivo del suo malessere. Una scoperta tragica e che spaventò non poco Castan, il quale cambio idea sull’operazione proprio grazie ai giallorossi: “Mi avrebbero dovuto aprire la testa. Un intervento molto pericoloso, non volevo farlo. Ricordo che quello stesso giorno, tornato a casa mia moglie mi ha detto che sarei diventato di nuovo papà. Un segnale di Dio. Una partita della Roma in tv ha però cambiato tutto. Guardandola, mi è scattato qualcosa. Non volevo smettere. Il dottore mi aveva proposto di vedersi dopo le vacanze di Natale, io non potevo aspettare. Dopo una settimana ero in sala operatoria”.
Castan ha poi raccontato nello specifico anche tutte le sofferenze post operazione e soprattutto il suo rapporto con gli allenatori avuto alla Roma, soffermandosi soprattutto su Luciano Spalletti, il quale gli tarpò le ali con una frase shock: “Non avevo il controllo del mio corpo. Era terribile. Volevo tornare a essere quello di prima, non accettavo di non poterlo fare. Questo mi uccideva. Rudi Garcia mi ha sempre protetto, un secondo padre. Con Spalletti ho fatto più fatica. Ero rientrato dall’operazione. Prima della partita contro l’Hellas mi aveva chiamato in ufficio dicendomi che voleva rivedere il vecchio Castan. ‘Va bene, ma ho bisogno di giocare’, la mia risposta. Contro il Verona sono tornato titolare, giocando però una delle mie peggiori partite. Nei giorni successivi mi ha richiamato in ufficio, mostrandomi una foto del Frosinone. ‘Il tuo livello è questo, non puoi giocare qui. Tu con me non giochi più‘”.
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