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Bove, Antognoni: quando accadde a me non c’era neanche il defibrillatore

La maledizione viola. Il caso Bove ha fatto ricordare altri precedenti dolorosi in casa Fiorentina, da quelli ancor più drammatici con la morte di Joe Barone e di Astori, a quello di 45 anni fa quando anche Antognoni, sia pur in circostanze diverse, ebbe un problema cardiaco in campo. L’ex capitano viola ricorda tutto parlando a La Stampa, la Gazzetta e Radio Bruno.

Il precedente di Antognoni

Era l’anno 1981 quando Giancarlo Antognoni, numero dieci della Fiorentina, rimase a terra privo di sensi dopo un colpo alla testa subito dal portiere della squadra avversaria, Martina del Genoa, che entrò alla kamikaze con la gamba altissima. Come accaduto l’altra sera, il pubblico del Franchi si ammutolì, temendo il peggio.

Il ricordo dell’ex capitano viola

In quel caso, fu l’intervento del massaggiatore dei viola, Raveggi, a far ripartire il battito cardiaco di Antognoni e salvargli la vita: «Io subii un trauma e dunque la dinamica è diversa da ciò che è successo a Edoardo. Ieri mi sono preoccupato come tutti, l’importante è che il ragazzo abbia reagito. Grazie alle metodologie di oggi ci sono più risorse rispetto ai miei tempi quando non c’era neppure il defibrillatore. Ecco, vorrei soffermarmi sulla prontezza dei soccorsi: in situazioni di tale emergenza, anche un semplice secondo può fare la differenza».

Il giudizio su Bove nell’Under 21

Antognoni oggi ricopre il ruolo di capodelegazione dell’Under 21 della nazionale italiana di calcio, di cui proprio Bove è capitano. «Edoardo è un ragazzo e un giocatore forte, determinato, bravo, capitano dell’Under 21, sono fiducioso per il futuro. Bove è un ragazzo più maturo della sua età, sia come calciatore ma soprattutto come persona, gioca e studia all’università. Sono convinto che saprà reagire nel modo migliore e pensare positivo, il carattere non gli manca. Al momento non sappiamo ancora molto di quanto accaduto ma già il fatto che sia cosciente e parli è positivo».

«Passatemi la battuta, non so se sia davvero il colore viola. Questi fatti drammatici ci hanno raccontato di una Fiorentina che è stata colpita pesantemente dalla sorte ma anche di un club, di un ambiente, di una tifoseria che ha sempre saputo stringersi nelle difficoltà. Se si gioca troppo? In effetti nel calcio moderno si gioca sempre più e all’atleta si richiede uno sforzo psico-fisico non indifferente che può essere causa di un certo stress. Detto ciò non so quanto possa influire su determinati avvenimenti. Ad ora, l’unica cosa che mi interessa e che interessa a tutti è la salute di Edo»

Fabrizio Piccolo

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