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Milan, Ordine spiega perché l’Allegri di oggi è cambiato

Il D-day è domani: alle 13 a Milanello si presenterà Allegri che a distanza di anni torna a sedersi su quella panchina rossonera che l’ha già visto protagonista (con tanto di scudetto vinto) per provare a rialzare il povero Diavolo che stenta a riprendersi un posto importante in Italia e in Europa.

Il primo Allegri

Quando arrivò al Milan nel 2010 Allegri aveva alle spalle solo l’esperienza di Cagliari tra quelle importanti e scelse il basso profilo, lasciando che i riflettori fossero tutti sul presidente Berlusconi prima di far conoscere i suoi modi e i suoi metodi. Ora è passato tanto tempo ed è sicuramente un Allegri diverso come spiega Franco Ordine nel suo editoriale per Milannews.

Com’è ora Allegri

La firma de Il Giornale dice: “L’Allegri II° ha maturato altre esperienze, alcune molto felici (scudetti di fila con la Juve più due finali di Champions League perse ma se vale per Simone Inzaghi come sinonimo di eccellente lavoro, deve valere anche per lui), altre meno, sempre a Torino, chiamato a gestire il dopo CR7 e il terremoto delle plusvalenze. Ha chiuso con la coppa Italia vinta contro l’Atalanta e la sceneggiata contro Giuntoli. È animato per questo motivo da una grande motivazione e aiutato nell’occasione da una conoscenza approfondita del Milan della passata stagione. Quando cominciò a circolare la sua candidatura per sostituire Fonseca, non ha perso una partita di quel Milan appuntando pregi e difetti che gli serviranno per correggere il suo prossimo Milan”.

I primi risultati del conte Max

Poi conclude: “Ha potenziato lo staff storico (Magnanelli e Corradi i nuovi componenti), è partito per primo nel calendario dei raduni (il Napoli si ritrova il 16 luglio, l’Inter il 23), ha convinto Maignan a restare e progettato un team da assemblare con le sue idee ben scolpite. Di sicuro non insegue uno stile di gioco che “piace alla gente che piace” ma un traguardo ancora più decisivo: fare di questo nuovo gruppo una squadra riportando alla luce i valori della tradizione milanista nei comportamenti dentro e fuori dal campo. Ci riuscirà? Lo vedremo”.

Fabrizio Piccolo

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