Fa effetto dire "Di Lorenzo come Maradona" eppure il terzino potrebbe in qualche modo eguagliare il fuoriclasse argentino, vincendo due scudetto in azzurro con la fascia al braccio da capitano. L'ex Empoli si confessa a Radio Crc in vista del rush finale della stagione.

Di Lorenzo e la fascia di capitano

Si parte proprio dalla fascia di capitano: "Due anni fa abbiamo vinto lo scudetto e mai avrei immaginato di essere capitano come Maradona. Ogni giorno cerco di meritarmela e di rappresentare al meglio la società e la squadra".

Con i nuovi arrivi tocca a lui fare da anfitrione: "Spesso sono io a muovermi verso di loro, per metterli a loro agio e per farli inserire, magari con un messaggio o una chiamata. Gli consiglio le stesse cose che dissero a me quando arrivai, la cosa fondamentale sia vivere la città come una persona normale e non sentendosi diversi. Io esco spesso in centro, scendo e non vivo male la città".

Il rapporto con Conte

Con il nuovo tecnico Conte si è creato un feeling speciale: "Da capitano sono il più vicino all’allenatore, passo i suoi messaggi alla squadra. Fin dal primo giorno c’è stato un legame diretto, sincero e leale. La base è la sincerità: Conte è un allenatore forte, conoscevo già le sue qualità da avversario e in questi mesi le ha confermate. Siamo felici di averlo con noi, tiene alta l’intensità e coinvolge tutti. Anche chi gioca meno dà un contributo importante: è questo spirito che porta i risultati".

Un pensiero anche per l'ex Kvara. "Ieri sera ho visto la sua partita con il Psg: è fortissimo e gli auguro il meglio, anche di vincere la Champions League."

Si parla di scudetto nello spogliatoio: "Sì, siamo a un punto cruciale. All'inizio sembrava irraggiungibile, ora siamo lì: difficile, ma ce la giochiamo. Tutto è nelle nostre mani. Con il lavoro e con il sacrificio siamo lì e ce la giochiamo, sarà difficile e finora non abbiamo fatto niente. Quando abbiamo capito di poter lottare? Non c'è stato un momento preciso. Partita dopo partita ci siamo costruiti questo percorso. Ora serve l'ultimo passo: il gruppo è unito, crede nell’obiettivo. Quando sei primo per tanto tempo non è mai per caso".

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