L’ex terzino del Parma rivive il Mondiale del 94, il rapporto turbolento con Sacchi e la scelta di restare fedele ai colori gialloblù.

Ci sono partite che non finiscono mai. Per Antonio Benarrivo, la finale del Mondiale 1994 contro il Brasile è una di quelle. «Ogni tanto la sogno, rigiocarla e vincerla», racconta l’ex difensore in un’intervista alla Gazzetta dello Sport. Un ricordo che brucia ancora, nonostante siano passati più di trent’anni. Quel giorno, sotto il sole di Pasadena, l’Italia di Sacchi perse ai rigori. E per chi era in campo, come Benarrivo, la ferita è rimasta aperta: «È stato un dolore enorme, un trauma sportivo che porto dentro».
Liti, carattere e scelte
Benarrivo era uno di quei giocatori che vivevano tutto al massimo. Nel racconto emerge anche un episodio acceso con Arrigo Sacchi, durante il ritiro del Mondiale: «Mi minacciò di mandarmi a casa. Ma poi chiarimmo: in campo ci mettevamo tutti l’anima». Un momento che descrive bene la tensione e la passione di quella Nazionale, capace di arrivare a un passo dal sogno. Dopo quella parentesi, Benarrivo avrebbe potuto cambiare vita e maglia: «Mi cercò la Juventus, ma scelsi di restare a Parma. Per me contavano la fiducia e la riconoscenza». Un gesto raro, in un calcio dove la fedeltà ha sempre meno spazio.
Il Parma e la seconda vita
Con la maglia gialloblù ha vissuto gli anni più belli, vincendo in Italia e in Europa e diventando simbolo di una squadra capace di sorprendere tutti. “Diventai titolare grazie a una bugia”, scherza oggi: “Dissi che avevo già giocato a destra, ma non era vero”. Una piccola furbizia che cambiò la sua carriera, oggi Benarrivo è lontano dai riflettori, impegnato in altre attività ma sempre legato al calcio: «Rientrerei solo se ci fosse un progetto serio. Di improvvisazione ne vedo già troppa».
Un campione vero, anche nella memoria
La storia di Antonio Benarrivo è quella di un uomo che ha vissuto tutto: le vittorie, le delusioni e la gloria con la maglia azzurra. Oggi guarda avanti, ma senza dimenticare. Perché certe partite, come quella notte americana, restano tatuate nel cuore.





