Morte Andrea De Adamich: il ricordo di Claudia Peroni, Giorgio Terruzzi e Guido Meda

Dopo la scomparsa dell’ex pilota della Ferrari, giornalista e telecronista della F1 in tv sulle reti Fininvest i suoi ex colleghi lo hanno ricordato

Andrea de Adamich
Andrea de Adamich ai tempi di Grand Prix tutte le domeniche all’ora di pranzo su Italia 1

C’era un tempo in cui per ogni appassionato di motori la domenica, che ci fossero o meno gare del Mondiale di F1 o del Motomondiale, aveva un appuntamento immancabile, Grand Prix su Italia 1 condotto da Andrea de Adamich, ex pilota di ottimo livello con 5 stagioni in F1 alle spalle, una anche in Ferrari. E il vanto di essere stato il primo telecronista a raccontare i Gran Premio di Formula 1 fuori dal monopolio Rai, sulle reti dell’allora Fininvest, oggi Mediaset. De Adamich che ci ha lasciato all’età di 84 anni. Un grande vuoto che in queste ore chi ha avuto la fortuna di lavorare con lui in tv ha cercato di riempire coi ricordi.

Il fenomeno Grand Prix su Italia 1

Ancor prima che la F1 sbarcasse sulle reti di Berlusconi, nel 1991, su Italia 1 già dalla fine degli anni ’70 e poi negli ’80 c’era un appuntamento irrinunciabile per tutti gli appassionati di motori. Si chiamava Grand Prix. Il suo format era innovativo, veloce, appunto come i motori che raccontava. C’era la F1, il Motomondiale, il rally e il motocross. Di tutto e di più. A curarlo e condurlo quell’ex pilota di F1 e non solo che corrispondeva al nome di Andrea de Adamich. Voce inconfondibile così come gli occhiali che indossava che gli davano quell’area da intellettuale del motorsport.

Con lui una nidiata di giornalisti, sotto l’ala d’esperienza dell’altrettanto compianto Oscar Orefici: Luca Budel, Guido Meda, Ronny Mengo, Claudia Peroni, Alberto Porta, Guido Schittone, il povero Pepi Cereda, Giorgio Terruzzi e ancora l’ex pilota motociclistico Nico Cereghini.

De Adamich, il ricordo di Claudia Peroni e Guido Meda

Durante le dirette di F1, l’inviata ai box era la simpaticissima ed espertissima Claudia Peroni che ha voluto ricordare così De Adamich: “Sei stato per me un Grande esempio di Professionalità , di insegnamenti preziosi ,dati a modo tuo , ma da me sempre seguiti in tutti gli anni insieme a Mediaset …Indimenticabili ! Le tue dimostrazioni di Affetto e Stima sono per me motivo di Grande Orgoglio ! Grazie Campione!”.

C’è chi da Grand Prix ha spiccato il volo e ora, come de Adamich allora, racconta la MotoGP per Sky, Guido Meda: “Urlò in tv, ma noi non potevamo. Collezionava Moto Guzzi. E come guidava bene” ha detto a Repubblica. E poi nel suo ricordo per Sky Sport ha scritto: “Ci ha insegnato a guidare. Lo ha fatto attraverso la sua grande passione e il suo stile inconfondibile, dopo una carriera tra Gran Turismo e Formula 1, culminata nel programma televisivo – cult degli anni ’80 e ’90 – Grand Prix. Ma lo ha fatto soprattutto attraverso una qualità unica, la capacità di saper semplificare i concetti e trasmetterli anche a chi di motori non era un grande appassionato. Un maestro anche in redazione”.

Scrive Leo Turrini nel suo blog: “Ci siamo divertiti assieme nel paddock, perché la mia esuberanza emiliana si mischiava alla sua compostezza quasi mitteleuropea. Andrea rideva di gusto alle mie battute, ogni tanto diceva che ero un po’ matto perché mi permettevo di dire e scrivere quello che mi pareva e io lo prendevo in giro, spiegandogli che dopo aver sognato di essere l’erede di Ciccio Ascari in pista si era accontentato di essere l’erede al microfono di Marietto Poltronieri, altro pezzo di una Storia che presto nessuno ricorderà più”.

Terruzzi ricorda Andrea così

Capello lungo ieri, capello lungo oggi e aria, direbbe lui, un po’ da ganassa. Giorgio Terruzzi imperversava già allora su Grand Prix con le sue pegelline, diventate un merchio di fabbrica. Nel lungo articolo per il Corriere della Sera elencando titoli e carriera di De Adamich, ha chiuso il pezzo così: Andrea è stata una presenza di lungo corso, assidua e competente, molto apprezzata dalla platea. Era preciso, pretendeva precisione; era polemico, amava discutere. Un atteggiamento che ha conservato sempre, telefonando agli amici sino all’ultimo per commentare con un piglio tipico uomini e fatti da corsa, questa Ferrari che non va. Amici ai quali inviava ogni anno una bottiglia di champagne, per brindare a distanza, a Natale, per raccontare della piccola Anna, della sua tardiva, felicissima paternità; dell’amatissima Sofia, sposata in seconde nozze nel 2010. L’ha fatto anche lo scorso anno, già afflitto da una operazione all’anca, il primo segnale di resa. Addio caro Andrea. E vai piano, una buona volta”.

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