MotoGP, 14 anni senza Simoncelli: il dottor Costa svela retroscena toccante

Nel giorno dell’anniversario della scomparsa di Marco, Claudio Costa rivela dettagli inediti sulla tragedia di Sepang.

Marco Simoncelli in MotoGP
Marco Simoncelli in MotoGP

 

Sono passati 14 anni da quel 23 ottobre 2011 in cui il mondo della MotoGP si fermò a Sepang. Una domenica destinata a entrare nella memoria collettiva come una ferita che non smette di bruciare: la morte di Marco Simoncelli, il “Sic”, simbolo di talento, sorriso e coraggio. Oggi, nel giorno dell’anniversario, le parole di Claudio Costa (intervistato esattamente due giorni fa), storico medico del Motomondiale, riportano alla luce un racconto che emoziona e scuote.

«Apri la bara di Marco per la sorella»: il gesto che rompe il protocollo

Costa, fondatore della Clinica Mobile, ha ricordato il momento più intimo e delicato del post Sepang. «Quando il corpo tornò a Coriano, ha raccontato, aprii la bara per permettere alla sorella Martina di vederlo un’ultima volta. Era un gesto contro le regole, ma pieno d’amore. Marco era bellissimo, sembrava dormisse». In quel momento, tra lacrime e silenzio, il dottore trovò anche un documento che definisce “un segno di purezza”: l’autopsia riportava la scritta “no alcohol, no drugs”. “Mi riempii di gioia, ha detto, perché confermava quello che sapevamo tutti: Marco era limpido, autentico, un ragazzo pulito”.

Il presagio e la corsa verso il destino

C’è un altro dettaglio che Costa non dimentica: l’asciugamano “al contrario” con cui Simoncelli era apparso sulla griglia di partenza di Sepang. «Quando Paolo, suo padre, mi raccontò quell’episodio, mi vennero i brividi. Se fossi stato lì – ha spiegato Costa – gli avrei detto che gli dei quel giorno non lo avrebbero aiutato, ma che il traguardo era ancora davanti a lui». Un segnale che oggi suona come un presagio. Il destino aveva già scritto l’ultima pagina della sua corsa.

L’eredità del “Sic”: un sorriso che non si spegne

A quattordici anni di distanza, Simoncelli resta molto più che un ricordo. È diventato simbolo di passione, lealtà e coraggio, un pilota che amava le gare come pochi e che ha lasciato in eredità il suo modo di vivere le corse: senza paura, sempre col sorriso. A Coriano, la sua città, ogni anno si accende una luce, la stessa che risplende nel museo a lui dedicato e nei cuori di chi lo ha conosciuto. Perché Marco non se n’è mai davvero andato: vive in ogni curva, in ogni casco, in ogni lacrima di chi ancora lo applaude.

Un ricordo che resta eterno

Il dottor Costa lo definisce “un figlio della velocità, ma anche della vita”. E forse è proprio questo il segreto di Simoncelli, un ragazzo capace di trasformare una tragedia in un’eredità d’amore, oggi, come allora, il mondo della MotoGP si ferma per ricordarlo. E nel silenzio delle piste, tra il rombo dei motori che si spegne e le bandiere che sventolano, resta solo una certezza: il “Sic” corre ancora.

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