Da Gaza a Bacoli: il giovane calciatore che ha sfidato la guerra con un pallone

Yousef è un giovane talento costretto a scappare da Gaza a causa della guerra. Il giocatore è stato accolto dal Sibilla Bacoli in Eccellenza.

Gaza avvolta dalle macerie in uno scenario surreale
Gaza avvolta dalle macerie in uno scenario surreale

 

Il calcio può cambiare la vita. Lo sa bene Yousef Jendeya, 21 anni, giovane talento di Gaza, costretto a lasciare casa e giovane carriera a causa della guerra. Oggi il suo sogno torna a farsi concreto: il Sibilla Bacoli, club di Eccellenza campana, lo ha accolto, offrendo a lui e alla sua famiglia un corridoio umanitario verso l’Italia. Una storia che unisce sport e solidarietà, e che dimostra quanto il calcio possa essere molto più di una semplice partita.

Un talento grezzo

Yousef ha iniziato a giocare a soli 10 anni nelle academy locali di Gaza. Il talento e la determinazione lo hanno portato presto nella prima squadra dello Shabab Jabalia e poi nella Premier League palestinese. Ma la guerra ha interrotto bruscamente il suo percorso: case distrutte, allenamenti impossibili, sogni spezzati. Nonostante tutto, la sua passione non si è mai spenta. Il pallone, per Youssef, è sempre stato uno strumento di speranza, uno spazio di libertà dove dimenticare per qualche ora il conflitto e le difficoltà quotidiane.

L’iniziativa del Sibilla Bacoli

L’iniziativa del Sibilla Bacoli arriva come un segnale forte a tutto il calcio italiano: il club ha deciso di tesserarlo e di offrirgli un’opportunità concreta per tornare in campo. Luigi Illiano, presidente del club, sottolinea: “Vogliamo dare a Yousef la possibilità di ricominciare e di crescere con noi. Lo accogliamo a braccia aperte”. Al suo fianco, anche il sindaco Josi Della Ragione ha confermato l’impegno del Comune: un’accoglienza sicura per lui e la sua famiglia, con l’obiettivo di integrarlo nella comunità locale e sportiva. Yousef, visibilmente emozionato, ha commentato: “Non vedo l’ora di arrivare in Italia, di ricominciare a giocare e di ringraziare chi mi ha dato questa possibilità. Il calcio per me non è solo un gioco, è vita”. Parole che raccontano quanto lo sport possa essere uno strumento di resilienza, una leva per ricostruire se stessi anche dopo le esperienze più difficili.

Ecco come il calcio ha salvato una vita umana

La storia di Yousef Jendeya ci ricorda che il calcio non è solo vittorie, trofei o classifiche: è anche solidarietà, accoglienza e speranza. Ogni pallone calciato da questo giovane talento palestinese è un messaggio potente: anche nelle situazioni più drammatiche, lo sport può aprire nuove porte e creare opportunità reali. Bacoli si prepara così ad accogliere un ragazzo che ha perso molto, ma che ha ancora voglia di correre, lottare e vincere. E in questo percorso, il calcio diventa la chiave e la cura di una nuova vita.

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