Il fenomeno dell’UAE Emirates, Pogacar, torna protagonista al giro di Lombardia e riflette sull’età che avanza
Tadej Pogacar torna dove ha sempre brillato. Il campione sloveno è pronto per la sua quinta partecipazione consecutiva al Giro di Lombardia, la classica d’autunno che negli ultimi anni è diventata il suo giardino personale. Ma alla vigilia della sfida che potrebbe consegnarlo definitivamente alla leggenda, Tadej si lascia scappare un sorriso e una frase che sorprende: «Comincio a sentirmi un po’ vecchio». Un paradosso, per uno che a 27 anni ha già riscritto i confini del ciclismo moderno. Eppure, dietro quell’ironia si nasconde la consapevolezza di chi ha spinto al massimo per tutta la stagione, tra Tour, Olimpiadi e le grandi classiche. Pogacar arriva stanco ma lucido, determinato a lasciare ancora una volta il segno sulle strade lombarde.
Il fenomeno della UAE Emirates sa che non sarà una passeggiata. A contendergli il trono ci sarà il solito Remco Evenepoel, l’eterno rivale, e un gruppo di giovani in ascesa pronti a sfidarlo senza timori. Ma Pogacar resta il punto di riferimento, l’uomo da battere. «Non penso a un testa a testa con nessuno, voglio solo correre bene e divertirmi», ha dichiarato all’antivigilia, con la solita calma di chi sa perfettamente come trasformare ogni corsa in un capolavoro tattico.
Le sue parole sul “sentirsi vecchio” non sono un segno di resa, ma un modo per raccontare la nuova prospettiva con cui affronta le gare. Più consapevolezza, meno frenesia. Pogacar ha imparato a gestire le energie, a leggere il gruppo come un veterano. E quando la strada sale, la classe torna a fare la differenza. Dal 2020 a oggi ha dominato in lungo e in largo, e il giro di Lombardia è diventato la sua corsa preferita: tecnica, resistenza, scatti in salita e discesa da funambolo. Quattro vittorie consecutive che lo hanno già consegnato alla storia. Ma un quinto successo aprirebbe una dimensione nuova, quella del mito.
Domani, sulle colline tra Como e Bergamo, Pogacar proverà ancora a spingersi oltre. La concorrenza è agguerrita, il tracciato selettivo, ma il campione sloveno è abituato a convivere con la pressione. E anche se ammette di “sentirsi un po’ vecchio”, resta più affamato che mai. Perché i campioni veri non guardano indietro. Guardano avanti, verso la prossima salita, verso il prossimo traguardo. E finché ci sarà un Lombardia da vincere, Tadej Pogacar sarà sempre lì, pronto a lasciare un’altra impronta sulla storia del ciclismo.
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