Gentile riscrive la storia: Fermai Maradona senza picchiarlo, lui mi insultò
L'ex difensore della Nazionale torna sulla celebre vittoria dell'Italia sull'Argentina ai Mondiali '82 e capovolge quanto accadde con il Pibe de Oro
Se all'epoca ci fossero stati i regolamenti attuali Maradona avrebbe determinato l'espulsione di parecchi avversari: negli anni 80 il calcio era invece assai più tollerante, gli arbitri si limitavano a fischiare fallo ricorrendo poco ai cartellini. Fu una fortuna anche per l'Italia campione del mondo nell'82, con Gentile che fu delegato alla marcatura prima di Maradona e poi di Zico (cui strappò anche una maglia) senza mai essere ammonito nonostante falli, fallacci e falletti di tutti i tipi. Che però oggi nega con veemenza parlando alla Stampa.
Gentile assicura di non aver mai picchiato Maradona
L'ex difensore della Juve riscrive (e in parte capovolge) la storia: "Mai stato scorretto. Duro sì, come lo erano Burgnich o Rosato: allora ti appiccicavi all’avversario e non lasciavi quattro metri come succede oggi, vedo errori incredibili e non capisco come possano ripetersi. Ero convinto di dovermi occupare di Kempes, che già avevo marcato nel ’78 in Argentina. Invece Bearzot, giorni prima, mi venne in camera e mi informò della scelta. Rimasi stupito, ma non mi sono tirato indietro: mi feci dare le videocassette e ho cominciato subito a studiarlo.
E l’ho fermato senza mai picchiare».
L'accusa di Gentile a Maradona
Non solo Gentile si autoassolve ma accusa anche Maradona: "Il bello è che Maradona mi insultò lui tutta la partita, era nervoso perché non riusciva a fare ciò he voleva e cercava di provocarmi in tutti i modi. Alla fine nemmeno mi diede la maglia. Incredibile che mi abbia fatto la morale. Lui in carriera di espulsioni ne ha avute, io solo un rosso, a Bruges con al Juve in Coppa dei campioni, e non per un intervento scomposto ma per un fallo di mani. I suoi difensori sì che erano scorretti, Gallego affondava nel collo di Pablito l’unghia del mignolo che era lunghissima. E anche Passarella, con cui ho giocato a Firenze, e Tarantini, a volte entravano per far male».
Infine una rivelazione: «Volevo fare il ciclista, mi sono ritrovato calciatore». La sua era una passione forte, talmente tanto che una volta in ritiro finse di stare male per poter saltare la rifinitura e seguire il Mondiale in tv: «Era quello del 1980 a Sallanches, ci provai, ma il Trap non la bevve: “non fare il furbo..” mi interruppe appena accennai a un dolore alla gamba».