Da dodici anni alla guida della Francia, Didier Deschamps ambisce a diventare il primo sportivo in grado di vincere sia il Mondiale che l’Europeo da calciatore (ci riuscì, con la fascia di capitano al braccio, nel 1998 e nel 2000) e poi anche da allenatore. Un primato che, per la verità , avrebbe potuto già raggiungere in passato: basti pensare alla finale persa in casa contro il Portogallo a EURO 2016 o alla delusione non ancora digerita per l’inattesa eliminazione arrivata agli ottavi contro la Svizzera nell’ultimo Europeo, un torneo nel quale i transalpini partivano come favoriti assoluti.
Poco è cambiato rispetto ad allora: la Francia è ancora la squadra da battere, quella che sembra piĂą attrezzata per arrivare in fondo. Neppure i giocatori, a ben vedere, sono cambiati piĂą di tanto: se escludiamo Lloris, Varane, Pogba e Benzema, ormai fuori dai giochi per motivi diversi, il C.T. transalpino non ha rinunciato a nessuno dei suoi fedelissimi, nemmeno al 37enne Giroud o a KantĂ©, che sembrava finito fuori dal giro dopo il trasferimento in Arabia e che invece è stato chiamato a sorpresa. Certo, qua e lĂ qualche novitĂ per forza di cose si è registrata: Maignan è stato promosso come titolare, i due madridisti TchouamĂ©ni e Camavinga stanno trovando sempre piĂą spazio a centrocampo (così come l’obiettivo di mercato del Milan Fofana), sono cresciute le quotazioni di Marcus Thuram dopo l’ultimo campionato da protagonista con l’Inter. E lo stesso Deschamps ha dimostrato di non essere del tutto impermeabile alle novitĂ convocando gli astri nascenti del PSG ZaĂŻre-Emery e Barcola, rispettivamente classe 2006 e 2002. Ma a fare la differenza dovranno essere ancora i vari Griezmann (nel ruolo di “tuttocampista” che ricopre solitamente con i Galletti), DembĂ©lĂ©, Coman e naturalmente MbappĂ©, fresco del passaggio faraonico al Real Madrid, senza dimenticare le sgroppate di ThĂ©o Hernandez sulla fascia sinistra. Volendo proprio trovare dei possibili punti deboli, si potrebbe puntare il dito sulla difesa, fortissima fisicamente ma non immune ai cali di concentrazione, e sulla mancanza di un centravanti di primissimo piano (Kolo Muani non si è rivelato tale nell’ultima deludente stagione trascorsa a Parigi). Ma si tratta di inezie: la realtà è che nessun’altra partecipante a EURO 2024 dispone della quantitĂ di talento dei Galletti.Â
Anche al completo l’Olanda sarebbe stata una nazionale difficile da decifrare, figuriamoci ora che ha dovuto rinunciare a due centrocampisti potenzialmente titolari come gli atalantini de Roon e Koopmeiners e al proprio fulcro del gioco, il blaugrana Frankie de Jong. Con un intero reparto da ricostruire, il povero Ronald Koeman – tornato per la seconda volta sulla panchina degli Oranje – dovrĂ confidare nei progressi mostrati da Xavi Simons e Reijnders e sperare che Wijnaldum torni a esprimersi ad alti livelli. Non tutti i mali, però, vengono per nuocere, perchĂ© per esempio lo stop forzato di Brobbey ha costretto Koeman ad aggiungere in extremis all’elenco dei convocati Zirkzee, che era giĂ partito per le vacanze. Reduce da una stagione strepitosa e futuro uomo mercato, il numero nove del Bologna dovrĂ cercare di far cambiare idea al suo allenatore, che continua a preferirgli il piĂą stagionato (e fisico) Weghorst, considerato come il partner piĂą indicato per giocare insieme a Depay, che rimane l’uomo di punta nell’Olanda. Pur volendo proporre un gioco meno attendista rispetto a quello mostrato da van Gaal negli ultimi Mondiali, il reparto piĂą convincente a disposizione di Koeman rimane la difesa: al centro c’è l’imbarazzo della scelta tra van Dijk, de Ligt, de Vrijj e AkĂ©, mentre sulla fascia destra lo scatenato Frimpong del Bayer Leverkusen potrebbe mettere in dubbio la titolaritĂ del nerazzurro Dumfries. Unica nota dolente dietro, tanto per cambiare, il portiere: nessuno dei tre convocati sembra essere all’altezza della situazione.Â
Rapporto complicato con gli infortuni anche per la Polonia, che nelle amichevoli disputate in preparazione dell’Europeo ha perso Milik (giĂ operato al ginocchio sinistro) e ha sudato freddo per Lewandowski, uscito malconcio dalla sfida con la Turchia (salterĂ almeno l’esordio, così come Ĺšwiderski). Pessime notizie, insomma, per il C.T. polacco Probierz, che giĂ doveva fare i conti con un problematico ricambio generazionale. Una delle poche certezze è rappresentata da SzczÄ™sny, a patto che non si faccia troppo distrarre dalle voci sul suo possibile futuro in Arabia Saudita. In una rosa che non brilla in quanto a qualitĂ , ZieliĹ„ski dovrĂ lasciarsi alle spalle i malumori dell’ultima stagione con il Napoli e provare a caricarsi la squadra sulle spalle. Potrebbe dargli una mano Sebastian SzymaĹ„ski, trequartista che ha fatto vedere buone cose a livello di club (in particolare con Dinamo Mosca, Feyenoord e Fenerbahçe), ma che non è ancora riuscito a fare la differenza anche con la sua nazionale.Â
Sembra essere più affidabile l’Austria, più volte indicata come una possibile sorpresa del torneo, soprattutto grazie alla presenza in panchina di Rangnick, che con le sue idee innovative ha subito rivoluzionato l’intero ambiente. La base di partenza su cui lavorare, in ogni caso, era tutt’altro che malvagia, se pensiamo che soltanto per una questione di centimetri la nazionale austriaca non eliminò l’Italia agli ottavi degli scorsi Europe (ricordate il gol annullato dal VAR ad Arnautovic?). L’unica pesante defezione, quella di Alaba, è compensata dal ritorno ad alti livelli di Sabitzer, protagonista nel cammino europeo con il Dortmund dopo le parentesi infelici con Bayern e Manchester United. Per il resto, si tratta di una squadra solida, senza grandi solisti ma con le idee chiare. L’Austria avrà poi il vantaggio non indifferente di giocare pressoché in casa: non soltanto per la vicinanza geografica e culturale con la Germania, ma anche per il gran numero di giocatori che militano in Bundesliga.
Alberto Farinone
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