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De Paola spiega perché spogliatoio Napoli è una polveriera

Si sofferma sulle analogie tra Adl e Lotito e i loro club Paolo De Paola nel suo editoriale per Sportitalia. Questi i passaggi principali

Napoli e Lazio stanno vivendo un momento analogo. Le storie recenti dei due club si sono incrociate diverse volte.  De Laurentiis e Lotito hanno lo stesso modo possessivo di concepire il club, Oggi sono tristemente vicini in classifica con problemi analoghi. Del resto, prima del ritorno di Inter e Milan hanno rappresentato le uniche alternative credibili al potere sportivo della Juve in Italia. Hanno vinto coppe Italia e supercoppe italiane in quegli anni fino a raggiungere il secondo posto con Sarri e il primo con Spalletti. Quest’anno, improvvisamente, il blackout. Come mai? Impossibile comprenderne realmente i motivi se non attraverso una attenta lettura economica riflesso della personalità dei due presidenti. Guardate l’ultima vicenda di Luis Alberto che ha clamorosamente annunciato l’interruzione unilaterale del suo rapporto con la Lazio a fine stagione nonostante un ricco contratto pluriennale da poco sottoscritto. Si tratta di quattro milioni più bonus fino al 2028.

Una vicenda che trova delle analogie con il fresco rinnovo di Osimhen nel Napoli. Si ha la sensazione che appena le due società abbiano accontato, per venderli o per tenerli, i giocatori più rappresentativi sia poi deflagrato qualcosa negli spogliatoi. Una sorta di desiderio esaudito per pochi e mal digerito dal resto della squadra. Questo accade quando la conduzione troppo paternalistica e palesemente autoritaria crea degli evidenti scompensi in un gruppo che non potrebbe mai trovare coesione e unità di intenti con simili strappi. E qui emerge un’altra considerazione su una figura fondamentale, dopo quella dell’allenatore, in club di queste dimensioni. Stiamo parlando del direttore sportivo (o direttore generale quando esiste questa carica). Giuntoli è andato via dal Napoli, Tare dalla Lazio. Saltati, insomma, i principali referenti per allenatori e giocatori. Quella “zona cuscinetto” che serviva proprio a offrire una camera di compensazione per ogni criticità. Bravi o pessimi che siano stati, Giuntoli e Tare funzionavano, i loro successori no. 

Redazione Sportevai

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