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Buffon vuota il sacco sul n.88 sulla maglia e su cosa disse Lippi dopo flop 2010

Ha scritto un libro, è impegnato nel suo nuovo ruolo in Nazionale e si sente realizzato ma per Gigi Buffon la vita non è sempre stata facile, dalle critiche per la maglia n.88 alla depressione l’ex portiere si confessa al Corriere della Sera.

Buffon e la maglia n.88

Oltre alle accuse di essere uno scommettitore incallito Buffon ha sempre dovuto “parare” anche le accuse di essere di estrema destra per quella maglia n.88 che evoca le svastische delle SS e il saluto nazista, lui spiega: «Non avevo la minima idea che per qualcuno evocasse Heil Hitler, essendo la H l’ottava lettera dell’alfabeto; per me voleva dire avere quattro palle. Di sicuro non sono fascista, tanto meno razzista. Ho chiamato il mio primogenito Louis Thomas, che ora gioca attaccante nelle giovanili del Pisa, in onore dell’eroe della mia infanzia: Thomas N’kono. Sono stato l’unico europeo ad andare in Camerun per il suo addio al calcio: un ricordo stupendo».

Buffon e la depressione

Dopo la finale di Champions persa col Milan a Manchester ecco il fantasma della depressione: «Era la fine del 2003, il campionato era cominciato bene, poi cominciammo a perdere colpi e stimoli. Eravamo reduci da due scudetti di fila: dopo l’up, il down. Mi si spalancò davanti il vuoto. Cominciai a dormire male. Mi coricavo e mi prendeva l’ansia, pensando che non avrei chiuso occhio. (….) Il dottor Agricola fece la diagnosi, poi confermata dalla psicoterapeuta: depressione».Rifiutai i farmaci. Ne avrei avuto bisogno, ma temevo di diventarne dipendente. Dalla psicoterapeuta andai solo tre o quattro volte, ma mi diede un consiglio prezioso: coltivare altri interessi, non focalizzarmi del tutto sul calcio».

Buffon e l’incontro con la D’Amico

Da Capello a Lippi tanti allenatori vincenti: “Capello era il più critico, Lippi opo il fallimento ai Mondiali in Sudafrica ci disse: “La colpa non è vostra. La colpa è mia, che sono così coglione da aver portato ai Mondiali proprio voi. Cosa rispose Conte, quando lo avvisai che mi ero innamorato di Ilaria D’amico? Un fuoriclasse sta con una fuoriclasse. Come conobbi Ilaria? Dopo la partita con il Milan che decise lo scudetto del 2012, quella del gol non convalidato a Muntari, Ilaria mi fece una domanda capziosa: “Buffon, se si fosse accorto che la palla era entrata, l’avrebbe detto all’arbitro. Io non sono mai stato un ipocrita. Risposi che non mi ero accorto che la palla fosse entrata, e se me ne fossi accorto non credo che l’avrei detto. Scoppiò un putiferio».
 

Fabrizio Piccolo

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