Dire che si è lasciato bene non si può: era la sua grande chance dopo gli anni d’oro al Bologna ma per Thiago Motta la Juventus si è rivelata una trappola fatale. Dopo un avvio soft, in cui gli sono stati perdonati i troppi pareggi, la critica non ha avuto pietà di lui fino all’inevitabile esonero ma il tecnico italo-brasiliano ha deciso di uscire allo scoperto e raccontare la sua verità , intervistato da Walter Veltroni sul Corriere della Sera.
E’ ancora ferito dentro, Motta: “La Juve doveva darmi tempo anche se è vero che le ultime due partite sono state giocate male e i dirigenti bianconeri, legittimamente, hanno scelto un’altra strada. Sono deluso perché non è andata come speravo, soprattutto in Coppa Italia e Champions. Ma non voglio sentire parlare di fallimento: eravamo a un punto dal quarto posto, l’obiettivo prioritario a inizio stagione”.
Che abbia sbagliato qualcosa lo sa anche lui e lo ammette: “Cambierei tante cose. Cambierei le mie scelte nelle ultime due partite. Ma non accetto che si butti via tutto il lavoro fatto: con una squadra nuova e falcidiata dagli infortuni stavamo per raggiungere il nostro obiettivo”.
Su una cosa però non ci sta, ovvero sulle voci relative a un cattivo rapporto con la squadra e con il ds: “Chi lo dice è un bugiardo. Avevo un ottimo rapporto con tutti i calciatori. Non accetto maldicenze. Giuntoli avrebbe detto di vergognarsi della mia scelta? Mai avuto un litigio con il direttore, mai. Come non ho mai detto a Yildiz che non era Messi”. Ultima riflessione su Koopmeiners: “Saprà sempre fare meglio, è stato caricato di troppe attese per il suo costo alto” e per lo stesso Yildiz, “avrà un futuro da protagonista perché, al di là del suo talento, è un campione anche come ragazzo”.
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