La vittoria nel debutto agli Europei con la sua Slovacchia gli ha restituito quel sorriso che i pochi mesi napoletani gli avevano tolto. Francesco Calzona si sta prendendo la sua rivincita in Germania, dopo le tante critiche ricevute nel periodo sulla panchina azzurra, e intervistato dal Corriere dello sport ripercorre l’incubo in azzurro.
Dice il ct slovacco: «Quando sono arrivato io erano già trascorsi sette mesi e mezzo, con i risultati che sappiamo. Ho detto e ripetuto di aver incontrato difficoltà e problemi che non mi aspettavo di trovare. Sapete qual è stata la cosa che ha creato i danni peggiori? L’obbligo di dover inseguire costantemente la vittoria, per via della classifica in gran parte compromessa, ha messo in crisi il gruppo. Porto l’esempio dell’1-1 di San Siro con l’Inter. Loro venivano da quindici successi di fila, giocammo una partita molto più che decorosa eppure quel pari fu vissuto dall’ambiente con una delusione sconcertante. Eravamo costretti a vincere e non avevamo una condizione mentale all’altezza del compito. In alcune occasioni abbiamo anche giocato un buon calcio, ma il buon calcio non bastava, servivano i tre punti. Non si dava più valore a nulla».
Calzona continua: «E non è tutto . Il 95% delle cose che venivano scritte o raccontate in tv da giornalisti perbene e ben vestiti……Insomma la quasi totalità dei conflitti e dei disagi che venivano riportati da Castel Volturno però non si verificò. Barzellette».
Quest’anno Kvara ha deluso : «Avevo pochissimo tempo a disposizione e urgenze di squadra e classifica, non mi sono potuto occupare dei problemi personali di questo o quel giocatore. Cosa gli manca? Lo state vedendo anche in questi Europei, tanti giocatori di qualità hanno una partecipazione attiva e sistematica alla fase di non possesso. Kvara solo occasionalmente. E poi deve imparare a sparare meglio le sue cartucce nei trenta metri e a risultare più produttivo a centrocampo. Se riuscirà a correggere questi tre punti vincerà il Pallone d’oro, ne sono certo».
Ultima riflessione su De Laurentiis: «Con me il presidente ha tenuto un comprtamento esemplare. Faceva domande, si informava, mai un’ingerenza però, prima di incontrare la squadra chiedeva il permesso. Subito dopo spiegava di cosa aveva parlato».
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