18/02/2021 13:15
L'avevamo lasciato mentre piangeva sulla bara di Paolo Rossi, dicendo alla folla presente in chiesa: "Non te ne andrai mai". Antonio Cabrini è stato un grande amico dell'ex bomber scomparso di recente ed a lui ha voluto dedicare molte pagine del suo libro, di cui sono stati pubblicati alcuni estratti su La Stampa
Il Mister, nella lista dei 23, aveva ancora delle caselle da riempire. Un mese prima della convocazione la federazione aveva organizzato un'amichevole a Verona con una squadra sperimentale. È una carta che si usa anche oggi quando il commissario tecnico vuole testare nomi nuovi. Dopo il match, Bearzot si avvicina a me. «Non dire niente a nessuno, ma ti porto in Sudamerica» mi comunica. Le stesse parole le dice anche a Paolo. Entrambi rimaniamo muti come pesci, e al momento della presentazione dell'elenco i nomi "Cabrini" e "Rossi" compaiono come per magia....Ricordo quel ragazzo mingherlino che aveva lottato come un leone per arrivare lì, combattendo contro alcuni disturbi accusati nella fase della crescita: aveva problemi alle articolazioni ed era stato operato ai menischi in tenera età.
I MONDIALI IN SPAGNA
A noi ripeteva: «Pensate a giocare, al resto ci penso io». Paolo, nelle prime tre partite, non tocca un pallone. Poi, si trasforma. Gol a raffica: capocannoniere della Coppa del Mondo e, a fine anno, Pallone d'Oro. I tre gol al Brasile sono stati un capolavoro. Per tanti motivi. Il principale è che i Verdeoro erano considerati da tutti come favoriti per il trionfo finale. Secondo me quello è stato il Brasile più forte della storia, più forte addirittura di quello con Pelé e Garrincha. Da quel momento, anche se buttavi la palla a casaccio nell'area avversaria, la prendeva sempre Rossi. Una calamita...
E anche un portasfiga. Prima del rigore che sbagliai in finale con la Germania, si era avvicinato chiedendomi se me la sentissi. Se sono qui è ovvio che me la sento! Nella richiesta c'era dell'altro, perché, nel caso mi fossi rifiutato, sarebbe toccato a lui, che stava lottando per il titolo di capocannoniere... Fuori dal campo era una macchietta. Mi faceva da receptionist. Capitava che squillasse il telefono in camera, quando eravamo in ritiro, in linea delle ragazze che mi cercavano. «No, Antonio non c'è, ma ci sono io» era la sua risposta classica. Che sagoma.