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Ritratto di Laaksonen, il finlandese-svizzero che spaventa l’Italia

24/02/2016 11:28

Ritratto di Laaksonen, il finlandese-svizzero che spaventa l’Italia |  Sport e Vai

Senza Roger Federer e Wawrinka, il team svizzero di Coppa Davis è un pozzo da scoprire, fonte alternativa di conoscenza tennistica.  Il sito della federtennis italiana, in vista dello scontro diretto di marzo a Pesaro, ha dedicato un ampio ritratto all’uomo più pericoloso degli elvetici: Henri Laaksonen. Ecco ampi stralci del servizio: “Padre svizzero e madre finlandese. Numero 177 ATP, nel 2013 si era già affacciato tra i top-200. Un brutto infortunio nel 2014 lo ha costretto a fermarsi, poi la fretta di tornare non gli ha dato una mano. E la classifica ha ripreso a piangere. Però ha chiuso alla grande il 2015, vincendo il suo primo challenger a Champaign, battendo in finale quel Taylor Fritz che oggi sta facendo sfracelli. Ha vinto anche la settimana dopo a Waco, Texas. Ma quello era un Future. Un paio di settimane fa ha passato le qualificazioni e un turno al torneo ATP di Memphis. Scavando qua e là, si scopre un personaggio interessante, combattuto tra due culture: la Finlandia della mamma e la Svizzera di papà. “In Svizzera fa più caldo, non c'è bisogno di guidare così spesso con le catene da neve” ha scherzato in una delle rare interviste. Nel 2008 ha vinto i campionati europei Under 16. L'anno dopo ha colto le semifinali al Roland Garros Junior. Questi risultati hanno convinto Kim Tiilikainen a convocarlo in Coppa Davis ad appena 17 anni ma la Finlandia gli stava stretta e grazie al doppio passaporto, ha trovato posto presso il Centro Tecnico Nazionale di Biel. Da lì, la scelta di giocare per la Svizzera. “In Finlandia non ci sono compagni di allenamento, ci sono meno allenatori validi e ancor meno tornei. Al contrario, in Svizzera c'è tutto quello di cui ho bisogno” disse per giustificare la scelta. All'epoca le frontiere della Davis erano ancora aperte: chi aveva già rappresentato una nazione poteva vestire un'altra divisa, a patto di avere i documenti in regola e tre anni di verginità tennistica. Nel 2013 ha esordito con la nuova nazionale, scippando un set a Tomas Berdych. Ma per questo ragazzo timido, che non ride quasi mai, l'incidente diplomatico era dietro l'angolo. E non riguarda le sue competenze linguistiche: Henri parla finlandese e inglese, ma fatica con il tedesco, lingua più parlata in Svizzera. Francese e italiano? Manco a parlarne.  Nel settembre 2013, la Svizzera ha ospitato l'Ecuador in uno spareggio per restare nel World Group. Laaksonen era in squadra, diceva che i consigli di Wawrinka erano utili e preziosi per un giovane. Ma alla vigilia del match è successo qualcosa. Qualcuno sostiene che Laaksonen fosse troppo indolente durante un allenamento, qualcun altro che voleva palleggiare “alla pari” con Wawrinka, ignorando le esigenze del compagno: Stan doveva entrare in palla e aveva bisogno di uno sparring partner. Comunque sia, fu cacciato dal team. E Wawrinka non le mandò a dire. “In Svizzera ci sono alcune giovani promesse: tra loro, purtroppo, c'è qualcuno che pensa che tutto sia permesso e tutto sia dovuto. Se Henri non è con noi oggi è perché certi comportamenti non sono accettati. Alla sua età, con la sua classifica e i tanti aiuti di Swiss Tennis, non ci si può permettere di offendere i coach e il capitano. Non voglio più condividere un campo da tennis con lui”. Swiss Tennis lo ha multato. L'anno dopo fu fatto fuori dal team, salvo che per il match contro il Kazakhstan, dove prese il posto di Marco Chiudinelli (pur senza giocare). Non fu tenuto in considerazione per semifinale e finale, ma lo scorso anno è tornato protagonista. Mentre l'etichetta di “cattivo” è passata a Yann Marti, che fu letteralmente cacciato per i litigi con compagni e capitano (non accettò il mancato schieramento nella prima giornata, si sussurra che qualcuno abbia alzato le mani), Laaksonen ha infilato due prestazioni d'oro, totalmente inattese. Ha battuto prima Ruben Bemelmans e poi Steve Darcis, in trasferta, entrambi in cinque set. La doppia impresa non è bastata per espugnare Liegi, ma è sufficiente per definirlo uomo-Davis e per considerarlo meritevole di rispetto in vista di Pesaro. Federer è convinto che potrà acciuffare i top-100, lui dice che i primi 50 possono essere alla portata”.


Tags: Wawrinka davis laaksonen

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