Cavendish si ribella: "Ciclismo nel mirino dell'antidoping, il tennis invece..."

Mark Cavendish alza la voce e nella sua autobiografia “At Speed” denuncia le discrepanze nella lotta al doping tra il ciclismo e le altre discipline sportive. “Una cosa che rappresenta per me una costante frustrazione – scrive il campione britannico – è la discrepanza tra il nostro sport e gli altri. Prendete il tennis. Cinque anni dopo l’Uci (la federazione internazionale di ciclismo, ndr), la Federazione Internazionale Tennis ha finalmente adottato il passaporto biologico. Nel 2011 sono stati realizzati in totale 21 test a sorpresa nel tennis, contro i 4.613 nel ciclismo. Leggi questi dati e poi ascolti Andrè Agassi dire che ‘il tennis ha sempre guidato la lotta al doping’, oppure Marion Bartoli insistere sul fatto che ‘nel tennis non esiste il doping’”. Secondo Cavendish, il problema è culturale. “Non voglio concentrarmi su uno sport come altri hanno fatto con il ciclismo, ma la Bartoli come può essere così sicura se, in più di 10 anni, uno come Lance Armstrong ha superato da solo centinaia di test? Il problema con le dichiarazioni come quelle di Agassi e Bartoli sta nel fatto che loro ripetono ciò che il pubblico si è sentito dire per anni, ovvero che il ciclismo è bersagliato dal doping mentre gli altri sport sono puliti”.