Trova le differenze col caso Juve: ecco cosa chiede la Premier per il City

In Italia paventano crisi di governo, rischi di collasso per l'intero sistema sportivo, tirano in ballo la stabilità economico-finanziaria del calcio italiano. In Inghilterra invece non si fanno problemi: se un club ha sbagliato deve pagare, anche con la retrocessione qualora fossero accertate la sua responsabilità nel falsare i campionati. Quanta differenza tra i casi Juve e Manchester City. In serie A a Gravina, Casini e al ministro Abodi sembrano tremare le gambe di fronte alla prospettiva di una Juve in B, o comunque fortemente penalizzata. In Premier League invece sono tutti compatti, il rispetto delle regole conta ancora più, da quelle parti, rispetto a eventuali contraccolpi economici. È proprio Tuttosport, uno dei giornali maggiormente schierati a sostegno delle posizioni della Juventus, a rendere conto della rigidissima posizione del calcio inglese contro l'eventuale big reproba:

"Riunione fiume, durata quattro ore, nel centro di Londra tra i capi della Premier League e i rappresentanti dei 20 club. "Sul piatto" c'è il futuro della massima divisione inglese e il progetto Superlega. Intanto serpeggia il malcontento nei confronti del Manchester City, accusato di aver perpetrato oltre 115 violazioni del Fair Play Finanziario. Un vero e proprio tsunami si è abbattuto sui Citizens, chiamati ora a difendersi. A tal proposito il City Football Group ha scelto Lord Pannick KC, l'avvocato preso da Boris Johnson che ha battuto anche il Governo. Le altre 19 società, qualora fosse confermato il comportamento illecito, chiedono pene esemplari".

La retrocessione, appunto. In Premier non c'è posto per chi altera le competizioni.