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Totti vuota il sacco su addio Ibra, il dolore per aver smesso e la Roma

14/04/2022 08:07

Totti vuota il sacco su addio Ibra, il dolore per aver smesso e la Roma |  Sport e Vai

Hanno girato uno spot insieme, si conoscono e si vogliono bene, Totti e Ibrahimovic sono due esempi del calcio senza età, ma l'ex capitano della Roma ha smesso mentre lo svedese ancora pensa a giocare. Intervistato dalla Gazzetta il Pupone ricorda

Sono passati 5 anni ma le sensazioni me le ricordo tutte e guardando Ibra nell’ultimo periodo le rivivo. Anche se la mia situazione era un po’ diversa dalla sua. Io non avevo avuto particolari infortuni. Sentivo di poter ancora dare il mio contributo, ma fui messo subito da parte e se giochi tre minuti o cinque o dieci una volta ogni tanto diventa uno stillicidio. L’ultimo mio anno non lo auguro al mio peggior nemico. Fu pesantissimo a livello mentale. Logorante. Perché quando dopo una vita in campo non giochi con continuità, soprattutto a una certa età, il fisico non lo stai facendo riposare, lo stai facendo arrugginire. Quando ti abitui solo a subentrare, piano piano perdi il ritmo partita. E quando poi entri ti accorgi che arrivi secondo sul pallone, che stai perdendo quei centesimi di secondo che fanno la differenza. Perché la testa ti dice ancora perfettamente cosa fare, ma le gambe ci arrivano un attimo dopo. Tu lo sai di essere più bravo degli altri ma se il fisico non “resta in partita” diventa dura. Zlatan in questo momento gioca poco e mi immagino le sue difficoltà anche perché il suo corpo è una macchina impegnativa.

Poi aggiunge

Però rispetto a me ha una fortuna...Da quel che mi sembra dall’esterno la sua voglia di stare in campo è forte come quella del Milan di averlo ancora a disposizione... Io credo di sapere cosa stia provando, le domande che si pone, i dubbi, la voglia che fa a pugni con la realtà del momento...nessuno può capirlo quanto me… Io da amante del calcio spero che Ibra possa continuare. Io spero continui finché ne ha voglia, ma solo se il fisico gli consente di poter essere decisivo come è sempre stato. Ma giocare dieci minuti per poi fermarsi, passare più tempo in infermeria che sul terreno di gioco, essere impiegato col contagocce… Eh, così è pesante.

Io nell’ultimo mio anno, rivedendomi in tv, in panchina, mi facevo tenerezza. Ibra nella carriera ha scelto, anche per caricarsi, di essere divisivo. A lui piace essere anche fischiato, e spero per lui che abbia sempre una parte dello stadio che lo acclama e una che lo maledice, perché lo teme. Io potevo continuare ancora all’estero o in Italia. C’erano la Samp, il Bologna, il Torino… Ma con una maglia diversa da quella della Roma non mi ci sarei mai visto. Ibra però non avrà quel dubbio: se vuole può continuare al Milan.

 

«Io sono passato da un addio lacerante a fare subito il dirigente della Roma: un percorso che a tutti sembrava naturale e scontato, ma i ruoli non erano chiari. Lì per lì all’inizio ti senti in balia di tutto... Forse anche per questo non ero mai realmente chiamato a partecipare e a decidere, perché le mie idee al momento delle scelte risultavano totalmente diverse dalle loro. Io ho cercato di calarmi in un nuovo ruolo con umiltà: non ho mai preteso di sapere di finanza, marketing, contratti, organizzazione come altri dirigenti esperti nella gestione aziendale, ma se parliamo di calcio, di giocatori, di tecnici, penso di saperne abbastanza per essere ascoltato… La sinergia tra uomini di campo e uomini d’azienda non è sempre facile. Ecco perché a Ibra ricordo, quando verrà il giorno, di fare quelle due domande»

 


Tags: Roma ibrahimovic totti

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