Tavecchio: La mia riforma avrebbe salvato il calcio italiano, mi hanno fermato

Anche lui ha fallito una qualificazione mondiale, ma a differenza del suo successore Gravina, Tavecchio rassegnò le dimissioni all'indomani della clamorosa eliminazione al playoff contro la Svezia. Adesso, ai microfoni di Radio Punto Nuovo, svela i contorni della riforma che, a suo dire, avrebbe salvato il calcio italiano. Riforma che fu bocciata. 

"Stare sul divano a vedere un Mondiale senza l'Italia è un rammarico che hanno 50 milioni di italiani. Bisogna concepire un piano di rinascita, è un piacere vedere Gravina che vuole rilanciare i centri di formazione federali. Va messo un tetto però all'utilizzo degli stranieri in Serie A, devono esserci almeno cinque italiani in squadra. Basta vedere anche come sia cambiata la presenza di alcuni dei nostri reparti migliori".

Quindi il retroscena:

"Il nostro calcio deve fare i conti con costi mastodontici e problemi economici seri. La riforma che avevo proposto a suo tempo prevedeva un girone a 18 squadre in A, uno da 18 in serie B e due da 18 in Serie C. Questo riduceva a 70 le squadre professionistiche, uniformandoci anche alle altre federazioni europee. Il problema è economico. Se non si farà qualcosa di concreto, ci aspettano tempi ancora più duri".