Lo strano caso di Milan-Inter, divise da un punto e critiche opposte

Inzaghi alle stelle, Mazzarri alle stalle. Il Milan coccolato da Berlusconi e Galliani, l’Inter sbertucciata da critica e tifosi con Thohir costretto a rivedere piani e progetti per prendere la decisione migliore. Situazione anomala all’ombra del Duomo dove rossoneri e nerazzurri sono divisi da un sol punto in classifica – 17 per il Milan e 16 per l’Inter – eppure sembrano distanti anni-luce nei consensi e nelle considerazioni generali. Per il Diavolo la luna di miele continua, solo fiele per Mazzarri ormai inviso alla tifoseria. Possibile che un sol punto possa determinare questa differenza di valori e opinioni? Che il Milan partisse dietro rispetto all’anno scorso è un fatto: la gestione Allegri-Seedorf aveva lasciato macerie ma anche la consapevolezza che peggio sarebbe stato difficile fare. Poi è intervenuto il fattore-Inzaghi. La carica di Pippo, amatissimo da tutti – pubblico, società e giornalisti – ha fatto il resto. Anche i pareggi con lui sembrano mezze vittorie e pazienza se alla fine anche la differenza reti è praticamente la stessa con i cugini (20 fatti e 16 subìti per il Milan, 17 fatti e 14 subìti per l’Inter): a Inzaghi vien perdonato tutto o quasi. E sì che il calendario gli ha dato una mano: solo tre partite con formazioni di alto rango finora e tutte in casa: la Lazio (vinta), la Juve (persa) e la Fiorentina (pareggiata). E se si perde in casa col Palermo è solo un incidente di percorso.

LE DIFFERENZE - Tutto il contrario in casa Inter: bersagliata dagli infortuni, impegnata anche in Europa League (a differenza dei cugini) anche la squadra nerazzurra non ha avuto un avvio hard sulla carta ma non c’è paragone con le critiche ricevute. Mazzarri paga la cattiva immagine che dà di sé oltre a un gioco che non decolla ma è singolare la diversità di trattamento per le due squadre milanesi. Il tempo alla fine dirà chi ha ragione e chi torto ma i giudizi di novembre sono spesso traditori. Per eleggere la regina di Milano occorre ancora tempo…

Stefano Grandi