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Silvio Berlusconi e il Milan: le tappe di un legame irripetibile

12/06/2023 10:40

Silvio Berlusconi e il Milan: le tappe di un legame irripetibile |  Sport e Vai

Silvio Berlusconi e il Milan, un legame indissolubile. Storia d’amore incredibile e irripetibile, intrisa di emozioni e successi. Nessuno, più di Berlusconi, morto oggi a 86 anni dopo l'aggravarsi delle sue condizioni in ospedale, ha contribuito nel rendere il club rossonero un club famoso in tutto il mondo. Il Cavaliere è stato il presidente più longevo e vincente del club con 29 trofei conquistati in 31 anni, che hanno permesso al Diavolo di passare dal rischio fallimento a essere – negli anni Duemila - la società con più titoli internazionali al mondo. Nel corso della sua presidenza, Berlusconi ha speso quasi 900 milioni di euro, prima di vendere la società, nel 2017, a Li Yonghong per 720 milioni.


Il Milan prima di Berlusconi


Prima dell’avvento di Berlusconi, il Milan vive il periodo più buio di tutta la sua storia. L’inizio degli anni ’80 per i rossoneri coincide infatti con le sue due uniche retrocessioni nella storia, una in seguito allo scandalo “totonero” e l’altra arrivata sul campo. In seguito alla seconda promozione in Serie A il Diavolo prova a rialzarsi e a tornare a competere per le prime posizioni attraverso anche acquisti importanti. I risultati stentano però ad arrivare con la società che si ritrova con sempre più debiti tanto da arrivare a un passo dal fallimento durante la stagione 1985/1986.


Berlusconi salva il club dall’inferno


Proprio quando la situazione sembra disperata ecco che interviene Berlusconi a salvare il diavolo dall’inferno in cui stava precipitando. Il 20 febbraio 1986 il fondatore di Forza Italia acquista il Milan per 25 miliardi di lire e lo salva dal deficit economico. Una delle sue prime azioni da presidente è quella di affidare il ruolo di amministratore delegato ad Adriano Galliani, suo compagno di mille avventura. La prima stagione intera del cavaliere come proprietario del Milan è un anno di transizione in cui vengono poste le basi per i successi futuri attraverso acquisti importanti come il portiere Giovanni Galli e il centrocampista Roberto Donadoni.


La prima scommessa di Berlusconi: Arrigo Sacchi


La svolta per il Milan arriva nella stagione 1987/1988 e gran parte del merito va attribuito proprio a Berlusconi. Il presidente rimane impressionato dal Parma allenato da uno sconosciuto Arrigo Sacchi che, nonostante fosse una formazione di Serie B, era riuscito a eliminare proprio i rossoneri in Coppa Italia l’anno precedente. Decide così di affidare la panchina del diavolo proprio all’allenatore dei crociati che non aveva ancora maturato alcuna esperienza in un massimo campionato. Questa è sicuramente tra le più grandi intuizione del cavaliere al Milan. Il nuovo allenatore infatti, dopo un inizio di stagione non esaltante che porta alcuni giocatori a chiedere il suo esonero ottenendo però come risposta un secco “no” da parte di Berlusconi, riesce a riportare lo scudetto ai rossoneri dopo nove anni grazie a un’incredibile rimonta ai danni del Napoli.


Il Milan sul tetto d’Europa


Insieme a Sacchi in quegli anni arrivano anche molti giocatori che faranno le fortune della società negli anni a venire. Berlusconi infatti acquista tra gli altri: Carlo Ancelotti, Marco van Basten, Ruud Gullit e Frank Rijkaard. Questo Milan diventa in breve tempo una corazzata quasi imbattibile e una delle squadre più belle e forti nella storia del calcio. I rossoneri grazie al gioco imposto da Sacchi, che si ispirava al “calcio totale” olandese, tornano a imporsi anche in Europa alla prima occasione utile vincendo la Coppa dei Campioni 1988/1989 e confermandosi anche la stagione seguente, quando conquistano anche la Coppa Intercontinentale. Berlusconi riesce così nell’impresa di portare il Milan dal rischio fallimento al tetto del mondo in circa tre anni.


Gli invincibili rossoneri e Fabio Capello


In seguito alla decisione di Sacchi di lasciare la panchina del Milan per diventare cittì della nazionale italiana, Berlusconi sceglie un altro allenatore che non aveva ancora allenato in Serie A: Fabio Capello. Anche questa decisione si rivela azzeccata visto che con il nuovo allenatore i rossoneri diventano la prima squadra a conquistare lo scudetto senza subire nemmeno una sconfitta e venendo così soprannomi “gli invincibili”, anche in virtù del record di imbattibilità arrivato a 58 gare consecutive. Con Capello in panchina il Milan conquista anche la terza Champions League, la prima nel nuovo formato, dell’era Berlusconi nella stagione 1993/1994.


L’arrivo di Carlo Ancelotti


Dopo l’addio di Capello al termine della stagione 1995/1996, il Milan conosce la prima flessione della presidenza Berlusconi, conquistando un solo trofeo, lo scudetto 1998/1999 con Alberto Zaccheroni in panchina, fino all’arrivo di Carlo Ancelotti nel 2001. Con Carletto i rossoneri tornano a fare la voce grossa in Italia e in Europa conquistando uno scudetto e due Champions League, tra cui la prima e unica con una finale tutta italiana nella stagione 2002/2003.


Berlusconi vende il Milan dopo 31 anni


Andato via Ancellotti il Milan conosce un periodo in cui cambia tanti allenatori e conquista pochi trofei. L’unico tecnico a rimanere per più di due anni è anche l’unico capace di conquistare uno scudetto nel 2010/2011, l’ultimo della presidenza di Berlusconi, ovvero Massimiliano Allegri. Gli ultimi anni vedono il diavolo in grande difficoltà, tanto da fallire l’accesso alla Champions League in quasi tutte le stagioni, ma riuscendo comunque a conquistare l’ultimo trofeo del Cavaliere, la Supercoppa Italiana 2016. Il 13 aprile 2017 Berlusconi cede il Milan a Li Yonghong per 720 milioni di euro dopo 31 anni e 29 trofei conquistati, 8 Serie A, 5 Champions League, 7 Supercoppe Italiane, 5 Supercoppe Europee, 2 Coppe Intercontinentali, un Mondiale per Club e una Coppa Italia, che lo rendono il presidente più longevo e vincente del blasonato club rossonero.


Tags: milan kakà berlusconi

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