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Sarri e quella pazza idea di rivoluzione, l'assalto al Palazzo è la sua missione

19/03/2018 13:22

Sarri e quella pazza idea di rivoluzione, l'assalto al Palazzo è la sua missione  |  Sport e Vai

Anticonformista, poco amante delle etichette e del bon-ton, sincero fino a sfociare nel paradosso, scurrile per abitudine e vocazione ma con un sogno nel cassetto: Maurizio Sarri la rivoluzione l'ha sognata da sempre, arrabbiandosi quando vedeva frustrate le sue ambizioni da tecnico per decenni costretto a galleggiare tra serie B e serie C ed ora ansioso per un traguardo che vede possibile anche se difficile. La Juve è il Potere, non da oggi (ricordate Capello che quand'era alla Roma parlò di Repubblica contro Monarchia salvo poi in una notte saltare il carro e vestirsi di bianconero?), è la Roccaforte del Palazzo nell'immaginario collettivo di tanti, a torto o a ragione che sia, e Sarri quella roccaforte vuole espugnarla. Come facevano gli indiani con i fortini del Far West. Perchè lui si sente l'indiano contro lo yankee prepotente, si sente il parvenu che non ha paura di mettere al tappeto la Signora in smoking. Lui che veste la tuta, che non ha lo stile-Juve con quella cicca perennemente in bocca e la tuta abito per ogni stagione a simboleggiare (ostentando) un proletariato calcistico. Ieri, dopo la sudata vittoria sul Genoa, sono due i concetti più importanti espressi dal tecnico del Napoli. Il primo: “Siamo nettamente sopra di quello dove pensavamo di essere. E Il messaggio è che stiamo facendo bene, negli anni scorsi la Juve a quest'ora aveva praticamente già vinto. Dobbiamo continuare, le gare nel finale di stagione saranno spesso come quelle di stasera, sarà difficilissimo. se fosse per me andiamo fino al palazzo a prendere il potere, ma sapete tutti benissimo che non è cosi semplice. Vediamo di andare più avanti possibile e di fare il meglio possibile”. Il secondo è stato solo un piccolo ma significativo sfogo dopo una settimana tormentata e dopo le tante critiche ricevute per le offese alla cronista di Canale 21 (“sono stato trattato peggio del mostro di Firenze”). Sarri il politically correct non lo conosce, a volte inciampa anche in lamentele puerili, mediaticamente ha poco appeal e quello che sa far meglio è ciò che insegna e fa sul campo, davanti a microfoni, taccuini e telecamere è perdente ma a lui non importa. L'idea è quella della rivoluzione, termine già usato tempo fa quando si parlava di rosa lunga e rosa corta (“con 18 uomini si può fare una rivoluzione”). Ora che il momento peggiore sembra alle spalle, ora che la Juve da un possibile più 7 (se avesse battuto la Spal) è tornata a tiro a -2 (dopo il successo degli azzurri sul Genoa) il sogno è tornato in città e nella testa di Sarri. Ci sono nove partite con uno scontro diretto a Torino, la marcia verso il Palazzo è partita...

Stefano Grandi


Tags: napoli rivoluzione sarri

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