Roma, Dotto: Il silenzio di Mou è un segnale chiarissimo

Dalle colonne della Gazzetta dello Sport Giancarlo Dotto analizza la crisi della Roma e sottolinea un aspetto riguardante José Mourinho. Perché lo Special One è rimasto in silenzio dopo l'ennesimo ko dei suoi?

“Di venerdì sera a impressionare non è stata la debacle della squadra, la desolante testimonianza d’inferiorità tecnica, tattica e atletica contro il Milan di Sua Divinità Leao, ma le parole di Josè Mourinho. Quelle che ha detto prima e quelle che non ha detto dopo. L’eloquenza del suo silenzio. L’avete sentito anche voi il rumore dello scontento? Fino a che funziona è un tripudio. Il Capo dà il meglio di sé, il suo stato di grazia feconda il mondo. Al contrario, quando la luna è rovescia, è la desolazione. Quando percepisce la fine, il leader settario precipita come un Sansone perverso se stesso e i suoi amati nel baratro. Il Mourinho versione cactus di questi tempi, così rabbuiato, così tenebra e così spinoso. Il Mou che alla domanda del giornalista su Lukaku, nel bel mezzo della festa romanista che lo ha celebrato, risponde per prima cosa che «…non gioca una partita da giugno, che si è allenato poco e forse male…», è un uomo che percepisce cosa? Forse, l’aver perso il controllo della nave? Forse, la fine della sua storia alla Roma? Cosa diavolo c’è nella sua testa? Cosa gli impedisce di dire prima di tutto che ok, Romelu è una manna caduta dal cielo. Cosa lo invelenisce al punto di ribadire con petulanza che la squadra così com’è non vale la Lazio e la Fiorentina? Si fa? Non si fa. Anche se ci credi, soprattutto se ci credi, non devi dirlo, non è buona creanza”.