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Osimhen a 360° su razzismo, Insigne e social, poi indica suo modello

08/02/2022 07:59

Osimhen a 360° su razzismo, Insigne e social, poi indica suo modello |  Sport e Vai

L'infanzia difficile a Lagos ("basta. Non ne posso più. L’ho già detto mille volte. Lo sanno tutti che appena vedo bambini vendere acqua ai semafori non provo né antipatia né insofferenza. Non potrei. Ma basta raccontare i giocatori africani solo come vittime, come storie tristi. Siamo bravi calciatori"), il freddo e i campi ghiacciati che ha trovato in Europa e cui non era abituato, il suo Napoli, il modello Immobile (  «Lo trovo straordinario. E lo ammiro. Sbuca sempre tra le difese, non si sa come ha il pallone tra i piedi, è sempre lì al momento giusto, magari non lo vedi, eppure eccolo improvvisamente tirare in porta. Fa sembrare tutto facile, soprattutto il gol. Un vero pirata»). Victor Osimhen si confessa a Emanuela Audisio di Repubbica e parte dall'infortunio contro l'Inter

Ho sentito subito che la faccia mi era esplosa. E appena mi sono toccato sulla guancia sinistra non avevo più sensibilità. Ho avuto problemi anche a dormire, se mi giravo sul quel lato, faceva male. Però ho recuperato le forze, trascinato dalla voglia di giocare e di migliorare proprio sui colpi di testa. Non sono tipo da frenare la mia esuberanza, mai fatto calcoli. Non ho paura di farmi male, e se perdo mi arrabbio. Sono molto suscettibile su questo, non mi arrendo».

Come lui c'è Koulibaly

    «che in allenamento non mi fa mai segnare. Quando è stata eliminata la mia Nigeria, ho tifato Senegal. Ogni volta che si può fare del bene con lui non c’è bisogno di insistere. Al Napoli ho trovato compagni molto solidali. Quando c’è da fare una raccolta fondi o trovare dei soldi per un’iniziativa lui mi dice: dimmi, chiedimi, cosa posso fare? Non è il solo, anche Fabian Ruiz e Mertens sono sempre disponibili»

Su Insigne e la scelta di andare in Canada dice

    «Ne penso bene. È un uomo con una famiglia, avrà valutato, ragionato e scelto quello che è meglio per lui. Sono in una situazione diversa, ma non sono di quelli che dicono: io mai come lui».

Se il Napoli vincerà qualcosa di importante inventerà una danza apposta per festeggiare.

    «Mi piacerebbe vincere insieme: Napoli, il Napoli e io. Condividere un viaggio. Ma per lo scudetto devo essere molto di più di un individual player. Allora sì che mi darebbe proprio soddisfazione e trovo che per la città sarebbe strepitoso....Mi criticano perché sono permaloso, perché non lascio correre, né un’occasione né un commento, ma io sono felice solo se do il mio meglio, il calcio è il 97% della mia vita, e se qualche volta sui social eccedo, lo faccio solo perché cerco leggerezza. Sono un ragazzo di 23 anni, avrò pur diritto a non essere profondo».

Infine sul razzismo negli stadi:

    «Ho sentito gli insulti. Gente che dice quelle cose non merita di entrare in uno stadio. Ha ragione Thuram, i primi ad uscire dovrebbero essere i giocatori bianchi, perché consapevoli di un’ingiustizia. Ma nello stadio ci sono anche quelli che ti applaudono, che si scusano per gli altri. E a loro dico grazie perché almeno non fanno giocare l’indifferenza».


Tags: razzismo insigne osimhen

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