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Napoli: Jorginho non era Pirlo, Milik non è Higuain e serve duttilità

22/09/2016 11:20

Napoli: Jorginho non era Pirlo, Milik non è Higuain e serve duttilità |  Sport e Vai

Non è tanto il primato perso a vantaggio della Juventus a lasciare l'amaro in bocca al Napoli dopo lo 0-0 col Genoa. Ad avvelenare la serata è stato soprattutto Damato, l'arbitro che ha negato due rigori netti – a dire degli azzurri – e che avrebbe dunque impedito il successo. In realtà errori arbitrali a parte, e ricordando sempre come Reina abbia salvato il pareggio perchè poteva finire anche peggio, le vere note negative di Marassi sono altre. Nel complesso il Napoli ha giocato discretamente, anche se qualche individualità non ha reso al massimo. Se però ci può stare qualche alto e basso nel rendimento, a preoccupare un pochino (ma c'è modo per rimediare) è qualche altra considerazione endemica. L'ennesima prova sotto tono di Jorginho è un dato che deve far riflettere: l'italo-brasiliano fa sempre fatica quando trova avversari che si concedono il lusso di marcarlo quasi a uomo. Non è questione di forma o di condizione, dunque, ma una regola quasi matematica. Il gioco del Napoli ha un solo grande handicap: è “carta conosciuta” come si dice in gergo, se di fronte c'è un avversario in palla che vuole giocargli addosso è facile togliere qualche freccia al suo arco. E Jorginho è uno dei nervi scoperti del modulo partenopeo. Non era e non è Pirlo, è un giocatore ordinato e tatticamente intelligente, ma senza il lancio a lunga gittata, senza la capacità di andar via palla al piede, senza uno spessore tecnico che gli consente sempre di uscir fuori vincitore. Alla lunga un potenziale handicap: occorrerebbe trovare un'alternativa per le gare in cui viene “incartato”. Che non vuol dire bocciarlo, assolutamente. Ma avere soluzioni diverse che mai come quest'anno la rosa offre, da Diawara a Rog.

NIENTE PARAGONI - Poi c'è Milik: si farebbe torto all'intelligenza di ciascuno e a lui stesso se si pensasse che il polacco debba fare sempre due gol a partita. Col Genoa si è mosso discretamente ma andiamoci piano: non è e non sarà per un bel po' almeno Higuain. Caricarlo di eccessive responsabilità sarebbe un errore. Così come, probabilmente, considerarlo titolare ai danni di Gabbiadini costretto come sempre ad elemosinare spezzoni. Se l'anno scorso “mortificare” l'ex Samp aveva conseguenze solo per il giocatore, perchè davanti c'era un mostro come il Pipita, quest'anno è fondamentale (almeno fino a gennaio), recuperarlo e fargli sentire fiducia altrimenti i risultati saranno quelli che vediamo. Ovvero un Gabbiadini triste. E che non segna. In ultimo la partita del Ferraris ha ribadito – ove mai ce ne fosse ancora bisogno – un'altra verità. La necessità che l'attuale tecnico riesca a sviluppare una duttilità tattica che gli consenta di aggirare l'ostacolo quando l'avversario gli prende le misure. Non mancano alternative tecniche e soluzioni tattiche differenti (dal 4-4-2 col doppio centravanti al 4-3-1-2 col trequartista) per uscire fuori dall'impasse quando la partita si inceppa. E' arrivato il momento di osare anche per Sarri. In campo, non nelle interviste post-partita dove continuare a parlare di Napoli come “quinto fatturato” e quindi di non avere obblighi a vincere ma casomai “obbligo di arrivare quinti”, appare un po' stucchevole.

Fabrizio Piccolo


Tags: napoli Jorginho sarri milik

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