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Napoli: De Laurentiis-Sarri, storia di un amore mai sbocciato

17/02/2017 10:45

Napoli: De Laurentiis-Sarri, storia di un amore mai sbocciato |  Sport e Vai

NAPOLI DE LAURENTIIS SARRI -

E' lecito che qualcuno, dopo Real Madrid-Napoli, sentendo De Laurentiis sparare bordate su Sarri si sia chiesto se il presidente del Napoli non fosse impazzito. Perdere al Bernabeu contro i campioni d'Europa ci sta, il 3-1 non esclude l'impresa al ritorno ed anche se il Napoli non è riuscito a giocare al meglio e se forse qualche errore di formazione c'è stato, è obiettivamente strano che arrivino critiche così feroci. La città in questi giorni ha già scelto: sta con Sarri e condanna le uscite di un presidente di cui fa fatica a capire le logiche (dal progetto stadio mignon alla spregiudicatezza verbale con cui ricorda sempre da dove ha preso la società e quanto sia cresciuta sotto la sua gestione) ma l'affondo di De Laurentiis ha radici antiche. La storia dell'amore mai nato tra il patron e il tecnico conta già diverse puntate e non da oggi. Stona certo che solo poche ore prima il presidente avesse elogiato finanche la celebre tuta sfoggiata dall'allenatore ("così mi fa pubblicità allo sponsor") ma nelle frecciate di Adl a Sarri bisogna sempre saper cogliere il detto e il non detto e le parole tra le righe.

NAPOLI DE LAURENTIIS SARRI PAVOLETTI– Da quando ha preso il Napoli, De Laurentiis ha sempre condannato tutti gli allenatori che non valorizzassero i suoi investimenti. Chi ha buona memoria ricorderà finanche che contestò la tribuna per Erminio Rullo, terzino ex Lecce preso per colmare una lacuna a sinistra ai tempi della B e del primo anno di A. Non c'è cosa che mandi più in paranoia De Laurentiis che vedere ballare tanti milioni spesi tra panchina e tribuna. Perchè una cosa è il turnover, altro è depauperare il patrimonio tecnico. Così oggi vedere Pavoletti, acquistato per 18 milioni a gennaio, non sedere neanche in panchina a Madrid è stato uno choc che si è sommato ai bocconi amari ingeriti da sempre per il mancato utilizzo di Rog, per i minutaggi bassissimi di Giaccherini e Maksimovic. Di fatto quasi tutta la campagna acquisti, eccezion fatta per Zielisnki e Diawara che si sono conquistati uno spazio superiore a suon di prestazioni, non viene utilizzata più di tanto da Sarri. Altra colpa è quella di non cambiare mai modulo: proprio ufficializzando l'acquisto di Rog in estate De Laurentis aveva sottolineato nel tweet ufficiale: "un acquisto che darà alla sapiente mano di Sarri la possibilità di utilizzare più moduli, passando da un centrocampo a 3 a un centrocampo a 2 a seconda delle squadre da affrontare". Una puntura di spillo non nuova, visto che già si era autoproclamato decisivo nel passaggio dal fallimentare 4-3-1-2 dell'inizio della scorsa stagione al 4-3-3 con cui il Napoli ha cominciato a volare. Non un caso neanche che nel celebrare la Champions conquistata lo scorso anno col secondo posto, disse ufficialmente al tecnico: scorsa stagione il presidente disse all'allenatore in conferenza stampa: "Il prossimo anno avrai 18-19 calciatori dello stesso livello, poi saranno c...tuoi".

NAPOLI DE LAURENTIIS SARRI MAZZARRI - Ora i 18-19 dello stesso livello ci sono, e da qui arrivano i paragoni con Mazzarri ("che giocava contro City e Chelsea con Aronica e Grava e che non aveva tutte queste scelte"). Da qui la rimarcatura sul fatturato (da sempre ricordato da Sarri a mò di alibi) e sugli stipendi cresciuti del 100% rispetto a qualche anno fa. Non c'è feeling, questa è la verità. Che poi tutto questo sia esploso con una tempistica sbagliata è sotto gli occhi di tutti. C'è tutta la stagione in ballo proprio nei prossimi 30 giorni, tra la coppa Italia, la sfida-spareggio con la Roma e il ritorno di Champions e il Napoli di tutto aveva bisogno fuorchè di questa destabilizzazione pesante, che sa di frattura insanabile. I tifosi si augurano che abbia l'effetto opposto: quello di spingere squadra e tecnico a fare quadrato per parlare solo sul campo e con i risultati ma qualcosa si è rotto ed è innegabile. Le accuse di De Laurentiis nel post-partita non sono sembrate lo sfogo a caldo di un presidente deluso ma la lucida analisi di chi ha aspettato la prima sconfitta dopo 4 mesi per mandare messaggi chiari e perentori. La frase più pesante resta "c'è chi vuole difendere le proprie posizioni mentre c'è da difendere solo la società". Ovvero Sarri non cambia quasi mai per paura, e così facendo rischia di svalutare investimenti importanti. Vero o falso che sia è l'idea di De Laurentiis. E riparare questi cocci non sarà facile fino a giugno, quando il divorzio appare al momento l'unica soluzione possibile al di là del complicato contratto quadriennale e pieno di clausole che li lega.

Stefano Grandi


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