Milan, Furlani furioso sul Decreto Crescita: Pioli in discussione? Non è giusto

Intervistato dalla redazione di Sky Sport nel pre gara di Milan-Sassuolo l'ad rossonero, Giorgio Furlani, ha parlato anche dell'abolizione del Decreto Crescita, senza nascondere la delusione per la decisione presa dal Governo:

Decreto Crescita? È una decisione che ho vissuto male, credo che sia una scelta triste per il calcio italiano, perché ci rende più poveri e meno competitivi... ci indebolisce. Purtroppo, però, il calcio non viene considerata come un settore dell'economi del Paese, anche se dovrebbe esserlo. Siamo stati per decenni leader in Europa, ma ora non più e ci sono leggi che ce lo impediscono. Ringrazio Abodi, che ha provato a spingere per un più ampio tavolo di discussione, purtroppo però le cose non sono andate nel verso giusto.

La decisione influirà, ovviamente, sul mercato invernale del Diavolo e Furlani non lo nega:

Riguarda tutta la Serie A e dovremo conviverci, putroppo. Proveremo comunque a cogliere le opportunità che potranno esserci. In estate siamo stati attivi, se avremo le possibilità, lo saremo anche in questa sessione, anche se senza dubbio la realtà sarà diversa da quella di allora. 

In merito alla possibilità di trovare alternative al Decreto Crescita, Furlani rivela:

Come dirigenti di A abbiamo parlato tutti dell'esigenza di avere regolamentazioni che ci permettano di tornare competitivi a livello europeo. Si parla di recuperare risorse dalle scommesse, di contratti e di gestione di un problema tutto italiano come quello dell'impossibilità di investire nelle infrastrutture sportive... però, abbiamo chiesto un tavolo di discussione e, invece, la legge è stata cambiata dall'oggi al domani... in modo atipico e penalizante.

Infine, sull'uscita prematura dalla Champions League, l'ad chiosa:

Non è andata come speravamo, ma si volta pagina. Siamo uniti e compatti. Ho visto che si mette sempre in discussione Pioli, ma non è giusto. Noi dobbiamo riuscire a dargli una rosa completa. Abbiamo i problemi che tutti sanno, ma ci stiamo lavorando.