Labiali sospetti, siparietti e rossi mancati alla Juve non devono distrarre il Napoli

La partita l'hanno vista, ovviamente, anche se forse Sarri avrebbe voluto davvero isolare il suo Napoli per 24 ore, e i commenti del day-after Inter-Juventus li hanno letti e li stanno leggendo. Non è bastato al tecnico azzurro evitare il bagno di folla con le migliaia di tifosi che alla stazione Centrale volevano salutare i loro beniamini in viaggio per Firenze per blindare il gruppo ed evitare deconcentrazioni. Le polemiche sulla gara di San Siro di ieri sera rischiano di essere il vero boomerang per il Napoli chiamato a tenere il passo e tornare a -1 dai bianconeri questo pomeriggio al Franchi. Da ieri sera - e per tutta la giornata di oggi – è un sol coro: tifosi (interisti e napoletani) indignati con Orsato per il suo discutibile arbitraggio, avvelenati per la mancata espulsione di Pjanic e sempre più perplessi dopo quanto emerge da oggi, dal sospetto labiale di Tagliavento (che da un filmato sembrerebbe – a leggere il labiale – dire 'nel recupero vinciamo', rivolto ad Allegri) al siparietto di Allegri con lo stesso IV uomo del match nel dopo-gara (“Ehi Taglia, Orsato è andato bene, promosso”). C'è chi chiede di ritirare la squadra dal campionato, chi urla al complotto, chi è rassegnato e chi chiede giustizia. Un'ondata di veleni che rischia seriamente di compromettere la tranquillità del Napoli che di tutto aveva bisogno fuorchè di distrazioni. La squadra ha dovuto mettere nel cassetto l'entusiasmo dopo il successo di domenica scorsa con la Juve, l'euforia contagiante di una città che da sette giorni non pensa ad altro, ha provato a recuperare energie fisiche e mentali ma sarà dura non farsi travolgere in queste ore dalle scorie di Inter-Juventus. Rischio enorme, perchè quando c'è Pioli dall'altra parte troppe volte è andata male agli azzurri e perchè contro la Fiorentina servirà il miglior Napoli per vincere. Quanto avrà influito tutto ciò lo si scoprirà in campo, ma di sicuro è un ostacolo in più da superare per il Napoli.

Stefano Grandi