Juventus: Morata spiega perché non segna più

I dolori dell'ex giovane Alvaro. Morata ha ammesso tante volte di aver avuto bisogno di un psicologo, di aver affrontato la depressione e torna sul tema in un’intervista a El Pais  in cui parla anche del suo momento alla Juventus

    “Sono stato via quasi un mese e nella fretta di rientrare non stavo bene fisicamente. Ho dovuto lavorare molto per la squadra e non ero lucido per fare gol. Le ultime partite le ho giocate a sinistra, quasi coprendo la fascia. L’importante è giocare e fare quello che chiede l’allenatore. Ovviamente mi piacerebbe giocare meglio e segnare più gol. Prima dell’infortunio stavo bene”.

Morata è sempre stato sensibile

"Nessuno è perfetto, non siamo macchine, so cosa mi viene richiesto qui. Ma le critiche e i fischi non mi fanno arrabbiare, anche se mi dà fastidio. Ma l’odio no. Ho visto bambini con genitori e questi con facce arrabbiate ed è quello che impara il bambino. Comunque, penso che qualcosa stia cambiando, che le persone si stiano rendendo conto che ci sono dei limiti. Dentro il campo possono insultarmi o sputare, ma fuori quando vado a passeggio io, o mia moglie, con i miei figli, no, è diverso”.

Morata parla anche della motivazione, che va e viene.

“Ci sono stati momenti in cui mi svegliavo nella stanza e non avevo voglia nemmeno di alzarmi. Non avevo energie. Fino a quando scendevo a fare colazione e vedevo i miei colleghi o parlavo con mia moglie al telefono e mi tornava la voglia di tutto. Non ho più 20 anni, non posso preoccuparmi di queste cose, ho dei figli, una moglie e devo insegnargli che bisogna andare avanti anche se non si ha voglia. Mi considero una persona privilegiata perché ho visto molti giocatori migliori di me, e alla fine mi sono realizzato attraverso il duro lavoro e il superamento di momenti brutti. Per questo non condivido la mentalità soft, ho avuto tanti momenti in cui sono stato l’ultimo e alla fine ho fatto carriera”.