Quella serenità che i giocatori dicono di avere grazie a lui, Simone Inzaghi ce l'aveva anche prima. Forse ce l'ha sempre avuta. Nell'ampia intervista alla Gazzetta il tecnico dell'Inter parla di tutto e rivela
Io ero sereno anche a ottobre, anche quando dalla vetta eravamo distanti. Incontravo i tifosi in giro per Milano, mi dicevano che la squadra piaceva, che venivano volentieri allo stadio. E questo per un tecnico è il complimento più importante. Questa cosa mi ha dato una spinta in più. Anzi, ci ha dato, a me e al mio staff. Dirò di più: ci credevamo già da luglio, dal giorno del primo allenamento. Ora fa comodo a tanti dire che siamo i favoriti, che siamo una corazzata. Ma io lo sapevo già allora che avremmo potuto far bene».
Una svolta è stata la vittoria col Napoli
Non c’è giocatore dell’Inter che non ripeta “Inzaghi ci ha dato libertà”.
«Il calcio di oggi è soprattutto occupazione degli spazi. E allora per libertà intendo questo: io lascio liberi i giocatori di decidere, di scegliere il momento. Chi mi ha sorpreso di più? Se devo dire un nome, rispondo Ranocchia. SMa è un discorso che riguarda anche altri. Allenando Gagliardini ho capito perché ha trovato tanto spazio con Spalletti prima e con Conte poi. Quando mi giro in panchina, posso scegliere a occhi chiusi».
Con Lukaku la sua Inter avrebbe giocato nella stessa maniera?
«Ho allenato Romelu una settimana ad Appiano, è un grandissimo giocatore. Non pensavo che sarebbe andato via dall’Inter, l’addio non era nell’aria, avevamo previsto solo la cessione di Hakimi e punto. Poi ogni calciatore ha le sue caratteristiche. Quando abbiamo capito che Lukaku sarebbe partito, la sera stessa ho parlato con Marotta e Ausilio e ho fatto loro il nome di Dzeko. Mi hanno risposto “con noi sfondi una porta aperta, da tempo vogliamo portarlo qui”. Dzeko è un attaccante che ti aiuta a giocare bene. Ma abbiamo tanti giocatori di qualità in rosa».
«La scorsa estate il primo obiettivo era mettere in sicurezza il club, ora dobbiamo cercare di vedere qualcosa. Tutte le squadre si rinforzano, in fondo. La mia priorità sarebbe mantenere tutti. Vediamo con Satriano, gli altri quattro attaccanti vorrei tenerli tutti, poi bisogna capire in mezzo o sugli esterni se possiamo trovare come migliorarci. E magari capire se qualche giocatore che dopo queste prime 25 partite ha giocato meno, ora si sente stretto. Vecino e Sensi? Penso a tutti, in generale. L’importante è che chi rimane mi dia quel che mi ha dato finora, che sia convinto di restare. Sanchez è? Nell’ultimo mese è stato un piacere allenarlo e vederlo giocare. Con lui ho parlato. Ma non dovevo certo conoscerlo, è lui che deve solo essere assistito dalla salute. Sono fortunato ad avere questi quattro attaccanti, voglio mantenerli tutti. Nandez? È un giocatore interessante, un profilo duttile, potrebbe andare bene. Non voglio parlare di nomi, la società è vigile. Se ci sarà l’occasione,
Calhanoglu non è mai sembrato così forte prima